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venerdì 30 aprile 2010

India, eremita a digiuno da 70 anni. La Nasa lo studia


New Delhi, 29 aprile 2010 - La scienza vuole svelare il segreto di Prahlad Jani, l'uomo che sostiene di sopravvivere da oltre 70 anni senza mangiare e bere, per questo motivo oltre 30 luminari in questi giorni sono impegnati a studiare e indagare a fondo il corpo di questo vecchio yoghi indiano.

L’eremita di 82 anni, che vive in una grotta nello Stato settentrionale del Gujarat, si trova da una settimana in isolamento in un ospedale di Ahmedabad dove e’ sottoposto a un completo check-up che comprende la risonanza magnetica, controllo del cuore e elettroencefalogramma, altre a regolari analisi del sangue. I suoi movimenti sono sorvegliati da due telecamere fisse e una mobile.

In un servizio trasmesso oggi, il canale televisivo Cnn-Ibn lo ha mostrato seduto sul letto nella classica posizione del loto, con una tunica rossa e un grosso anello d’oro al naso.
Jani sostiene di non avere mai fame o sete, di non andare mai in bagno e di nutrirsi con le ‘’energie’’ provenienti dalla meditazione e da un’antica pratica yoga.

L’esperimento e’ stato organizzato da un centro medico del ministero della Difesa con l’obiettivo di capire come e’ possibile per un essere umano vivere senza alcuna alimentazione.
‘’Se riusciamo a comprendere il fenomeno, possiamo studiare delle tecniche per aiutare le persone a resistere a fame e sete’’ ha spiegato il direttore del Defence Institute of Physiologist and Allied Science (Dipas), aggiungendo che la tecnica potrebbe essere utile a militari e anche astronauti in missioni spaziali.

Gli scienziati della Difesa, insieme ad alcuni esperti della Nasa, avevano gia’ cercato una spiegazione scientifica nel 2003 quando Jani fu esaminato per una decina di giorni, sempre in una camera di ospedale controllata 24 ore su 24. I medici furono sorpresi dalle capacita’ dello yoghi di controllare a proprio piacimento il livello delle urine. Secondo il neurologo Sudhir Shah, che ha gia’ studiato diversi casi di digiuno prolungato tra i santoni indiani, sembra che l’ultraottantenne ‘’sia capace di produrre urina nella sua vescica e poi, a suo piacimento, rimandarla in circolo’’.
Il test durera’ ancora una settimana. I medici sono sorpresi di come l’asceta, nonostante la magrezza, si trovi in ottime condizioni di salute e abbia ‘’il cervello di un venticinquenne’’.

Originario di un povero villaggio del Gujarat
, Jani dice di aver ottenuto i suoi poteri dalla dea indu’ Durga. Tra la popolazione locale e’ considerato un ‘’santo’’ e chiamato rispettosamente ‘’mataji’’.
Secondo gli esperti di yoga e filosofie orientali, c’e’ una tecnica nota come ‘’breatarianismo’’ che consiste nell’assorbire tutte le sostanze vitali di cui ha bisogno un essere umano dalle ‘’energie’’ dell’universo. Il digiuno, in particolare, e’ visto come un dominio della mente sul corpo. Tuttavia ci sono molti scettici, e non solo negli ambienti medico-scientifici.

Il caso di Jani e’ stato infatti denunciato come una ‘bufala’’ dall’Indian Rationalist Association, famosa per ‘’smascherare’’ falsi guru e santoni. ‘’E’ scioccante che il governo e anche i medici si siano mostrati cosi’ ingenui da credere che un uomo possa vivere cosi’ a lungo senza bere e mangiare’’ aveva scritto il presidente Sanal Edamaruku in una lettera al ministero della Difesa.

venerdì 16 aprile 2010

Il computer sa cosa pensi. Un software legge la mente

LEGGERE la mente non è più un'attività riservata agli studiosi delle psiche o ai maghi. Il colosso dei microprocessori Intel ha appena presentato un software in grado di indovinare con estrema accuratezza cosa una persona sta pensando tramite l'analisi della sua attività cerebrale.

Il sistema è stato dimostrato per la prima volta al Tech Heaven di New York. La tecnica è ancora in una fase di sviluppo, ma promette di aprire scenari potenzialmente rivoluzionari tanto nell'informatica di consumo che nell'assistenza alle persone affette da gravi handicap fisici.

Il programma messo a punto da Intel è collegato a un'apparecchiatura per la risonanza magnetica. A un soggetto viene chiesto di pensare una serie di nomi comuni suggeriti da un ricercatore. L'algoritmo associa a ogni parola le aree del cervello che si attivano quando esse vengono pensate. Successivamente, al soggetto viene chiesto di pensare a una delle parole precedentemente suggeritegli. Durante i test, il sistema creato da Intel ha mostrato un'accuratezza superiore al 90 per cento.

I maggiori limiti della tecnologia sono legati all'ingombro e al costo delle attuali apparecchiature per la risonanza magnetica. Ma secondo Dean Pomerleau, ricercatore dei laboratori Intel, i progressi nel settore permetteranno in un futuro prossimo di far entrare tutto il necessario nell'ingombro di un cappello. Un altro sviluppo riguarderà la possibilità di individuare parole riferite a concetti astratti e non solo a persone o oggetti.

Lo scopo dei ricercatori che lavorano a queste applicazioni non è creare nuove macchine della verità, ma fornire nuove modalità di interazione tra l'uomo e le macchine. Se la ricerca andrà avanti, in futuro sarà possibile comandare un computer senza usare tastiera, mouse o touch-screen. Ma la ricaduta più importante si avrebbe nell'assistenza alle persone affette da gravi invalidità o menomazioni fisiche, che potrebbero riacquistare una parziale autosufficienza manovrando col pensiero sedie a rotelle, sintetizzatori vocali e altri strumenti di assistenza fisica.

martedì 16 marzo 2010

Telepatia, lavoro da neuroscienziati

Gli scienziati inglesi dell’Ucl sono riusciti a “leggere” la mente di alcuni volontari e capire quale di tre film appena visti stessero ricordando  “Ti leggo nel pensiero”. A dirlo potrebbero presto non essere più esclusivamente sedicenti maghi ma anche seri neuroscienziati. Uno studio pubblicato su Current Biology mostra infatti che un gruppo di ricercatori dello University College di Londra è riuscito a capire quale di tre film appena visti i volontari stessero ricordando, studiando le risonanze magnetiche del loro cervello. Esattamente un anno fa lo stesso team di ricercatori aveva condotto un altro studio nel quale, esaminando l’attività cerebrale di una persona, ne hanno potuto individuare l’esatta posizione in uno spazio virtuale. La ricerca di oggi, secondo la coordinatrice dello studio Eleanor Maguire, compie un passo avanti. In questo caso, infatti, i ricercatori sono riusciti a “leggere” nel cervello dei partecipanti un pezzo di memoria episodica: quella raccolta di eventi quotidiani che costituisce la biografia di una persona. Questo tipo di memoria è molto più complessa di quella spaziale e quindi più difficile da “crackare”. Per riuscirci, i ricercatori hanno mostrato a dieci persone tre diversi e brevissimi cortometraggi. Ciascun filmato rappresentava una diversa attrice impegnata in una scena simile (per esempio imbucare una lettera o buttare un bicchiere di plastica nel cestino). Dopo ogni visione gli scienziati hanno sottoposto ogni volontario a una scansione dell’attività cerebrale mentre questi richiamavano alla memoria le immagini appena osservate. Successivamente i ricercatori hanno chiesto a ognuno di ricordare uno dei tre filmati, a piacere e contemporaneamente hanno effettuato una risonanza magnetica funzionale del loro cervello. Le immagini così ottenute sono state inserite in un computer e analizzate con un programma messo a punto proprio per confrontare scansione e risonanza e individuare lo schema dell’attività celebrale associato al ricordo di ogni film. I ricercatori in questo modo sono riusciti a capire quale film stava ricordando ogni partecipante e a localizzare l’area del cervello coinvolta nel processo. “Siamo riusciti a osservare l’attività cerebrale di una specifica memoria episodica, a individuarne le tracce”, ha raccontato entusiasta Maguire. “Inoltre abbiamo confermato che questi ricordi ‘risiedono’ nella zona dell’ippocampo. Ora che sappiamo dove si trovano, abbiamo la possibilità di capire come sono immagazzinati e come possono cambiare nel tempo”. Lo studio ha anche mostrato che le tracce neuronali delle memorie (ovvero dell’attività delle cellule coinvolte nel ricordo di un episodio) sono stabili e quindi prevedibili. fonte galileonet.it  -  La telepatìa, detta anche trasmissione del pensiero, è la ipotetica capacità di comunicarecon la mente, cioè senza l’utilizzo di altri sensi o strumenti.Il termine “telepatia” venne introdotto nel 1882 da Frederic William Henry Myers e deriva dal greco τηλε, tèle (lontano) e πάθεια, pàtheia (sentimento). Come la precognizione e la chiaroveggenza, la telepatia fa parte delle cosiddette percezioni extrasensoriali o ESP e più in generale, di quello delle presunte “facoltà paranormali”. Rientra nel campo di indagine della parapsicologia. I primi studi su questa presunta facoltà paranormale furono condotti dalla Società per la Ricerca Psichica di Londra, verso la fine dell’Ottocento. Il primo laboratorio di parapsicologia fu costituito negli anni 1930 negli Stati Uniti d’America, quando il pioniere della parapsicologia Joseph Rhine della Duke University di Durham (Carolina del Nord) condusse numerosi esperimenti, con l’ausilio ad esempio delle carte Zener, per accertare l’effettiva realtà della telepatia. Un esempio degli esperimenti con le carte è la serie Pearce-Pratt (dal nome rispettivamente del soggetto, lo studente Hubert Pearce, e dello sperimentatore, J. Gaither Pratt). Secondo quanto riportato da Rhine, nell’arco di oltre 300 esperimenti, Pearce avrebbe ottenuto una media di 9,9 successi per prova su 25. In una serie di 4 esperimenti, si ebbero 558 successi su 1.850 prove: l’aspettativa casuale era nettamente inferiore. Martin Gardner rileva che i risultati di Rhine non furono mai duplicati; Rhine più volte riprovò l’esperimento ma non mostrò mai i dati dei fallimenti. Una completa e dettagliata presentazione degli esperimenti di Rhine è contenuta nel libro Extra-Sensory Perception After Sixty Years (a volte abbreviato come ESP-60), pubblicato nel 1940. L’opera fu accolta con interesse e recensita da varie riviste di psicologia, e nell’anno accademico 1940-1941 fu perfino adottata come libro di testo per corsi introduttivi di Psicologia a Harvard. Secondo una concezione filosofica indiana antica e parzialmente rimodernata, la comunicazione telepatica, si effettuerebbe attraverso una immensa rete di cui le persone costituirebbero le maglie, rete che comprende l’universo e nella quale il sensitivo è collegato con le altre parti e ogni cosa è collegata con il tutto. Negli anni sono state condotte diverse sperimentazioni volte a dimostrare l’esistenza della telepatia. Se da un lato i parapsicologi affermano che dei risultati sono stati prodotti dall’altro la comunità scientifica critica la stessa esistenza di tali risultati che sono da imputare a errori di metodo se non a vere e proprie frodi. Nei primi anni sessanta il parapsicologo Charles T. Tart ricercatore dell’Istituto di Scienza Noetica condusse un esperimento: « La persona A viene introdotta in una camera di deprivazione sensoriale e collegata elettricamente in modo da rilevare le onde cerebrali, la resistenza della pelle, il ritmo cardiaco, l’attività muscolare e le variazioni del respiro. La persona B viene introdotta in un’altra camera analoga, viene anch’essa collegata e colpita a intervalli casuali da scosse elettriche. Viene poi chiesto alla persona A di indovinare esattamente quando la persona B riceve la scossa» I risultati, stando a quanto riporta Tart, furono i seguenti: le ipotesi coscienti di A “non mostrarono alcuna relazione con gli eventi reali”. Invece, i suoi “tracciati presentavano variazioni fisiologiche significative proprio in corrispondenza dell’istante in cui B riceveva la scossa. La conclusione: “Possiamo affermare che l’evento non viene registrato dalla ‘mente cosciente’ del soggetto, il quale, invece, è evidentemente cosciente dell’evento, a un livello biologico fondamentale. A quanto pare il corpo del soggetto sa di questi avvenimenti dei quali, invece, non è a conoscenza lo strato alto del cervello” e discusso da Joseph Chilton Pearce in Exploring the Crack in the Cosmic Egg).» Negli anni settanta un altro parapsicologo americano, Charles Honorton, si interessò di telepatia introducendo una nuova metodologia di studi, chiamata tecnicamente Ganzfeld (dal tedesco “campo uniforme”). Negli esperimenti di Honorton un soggetto (“percipiente”) veniva isolato sensorialmente applicando ai suoi occhi due mezze palline da ping-pong e alle sue orecchie una cuffia che emetteva un “rumore di fondo”. In queste condizioni di deprivazione sensoriale, il soggetto doveva cercare di recepire immagini o informazioni inviate da un’altra persona (“agente”) posta in un’altra stanza. Anche Honorton pensava di aver trovato risultati statisticamente positivi a favore dell’esistenza della telepatia, ma di nuovo le critiche furono numerose. In particolare, lo psicologo scettico Ray Hyman intavolò un serrato dibattito con Honorton, rifiutando le conclusioni di quest’ultimo e la significatività dei risultati. Le critiche di Hyman vertevano sul fatto che i resoconti degli esperimenti non descrivevano protocolli ottimali né i dati erano accompagnati dalle appropriate analisi statistiche. Hyman presentò quindi un’analisi in cui si sosteneva che i risultati positivi degli esperimenti erano da imputare a tre difetti (errata randomizzazione della scelta del target, errore nella randomizzazione delle procedure di giudizio e insufficiente documentazione). Honorton da parte sua sottopose lo studio di Hyman a un esperto di statistica (David Saunders) che affermò che lo studio di Hyman era errato poiché si fondava su pochi casi e che aveva sbagliato nella procedura di analisi. In un comunicato congiunto pubblicato nel 1986, Honorton e Hyman concordarono nell’affermare che i dati complessivi “non possono ragionevolmente essere spiegati dalla pubblicazione selettiva o dalle analisi multiple” e che per potere trarre delle conclusioni gli esperimenti andavano replicati. Nello stesso comunicato, i due proposero standard metodologici più stringenti ai quali i futuri esperimenti si sarebbero dovuti conformare. Nel 1999 Milton e Wiseman hanno pubblicato un articolo che sottolineava la non replicabilità dei risultati di Bem e Honorton. La comunità scientifica ad oggi non ritiene provata l’esistenza della telepatia. Gli scettici da parte loro affermano che gli esperimenti che evidenzierebbero l’apparente esistenza della telepatia sono il risultato di auto-convincimento o di veri e propri imbrogli. Nella comunità parapsicologica invece c’è un largo consenso sulla affermazione che taluni fenomeni telepatici sono esistenti e reali. Sia i parapsicologi che gli scettici concordano sul fatto che molte manifestazioni presentate come prove di telepatia altro non sono che frutto di tecniche quali il cold reading. Gli scettici aggiungono inoltre che non è stata ancora elaborata una tecnica in grado di dare risultati staticamente significativi. Questa mancanza di riproducibilità del fenomeno spinge a concludere che non esiste prova dell’esistenza di tali poteri telepatici , ponendo altresì l’accento su tutti quei casi in cui si sono scoperte falle ed errori negli esperimenti oltre che, più raramente, delle frodi.  N.D.R






venerdì 12 marzo 2010

Stati Alterati di Coscienza

In senso neurologico il cervello e’ formato da una rete di cellule nervose, i neuroni, che trasmettono le informazioni con un sistema elettro-chimico che potremmo paragonare a una serie di scariche elettriche che percorrono delle vie neuronali fino a bombardare determinate aree del cervello.
In questa trasmissione elettrica, il cervello puo’ emettere varie frequenze elettromagnetiche e qualunque neurologo sa che ad ogni fascia frequenziale corrisponde un certo tipo di attivita’ mentale, che puo’ andare dallo stato di coma fino all’eccitazione creativa del genio.
In tal senso si parla di onde BETA, o veloci, da 21 a 14 picchi al secondo, connesse alle attivita’ razionali e corrispondenti al lavoro della mente che pensa in stato di attenzione o vigilanza. Ci sono poi le onde ALFA, meno veloci, da 14 a 7 cicli al secondo, legate all’intuizione e alla creativita’, che emergono quando la mente pensante si riposa ed entra in uno stato di tranquillita’: RILASSAMENTO, DORMIVEGLIA o MEDITAZIONE; abbiamo poi le onde TETA, molto piu’ lente, onde del SONNO, che scendono dai 7 a 4 cicli al secondo; ancora piu’ bassa e’ la fascia delle onde DELTA, sonno profondissimo o stato vegetativo, da 4 a mezzo ciclo, qui troviamo il COMA o l’ESTASI, e gia’ e’ abbastanza sconcertante che lo stato di minore attivita’ cerebrale, il coma, corrisponda allo stato di maggiore attivita’ paranormale, che e’ appunto l’estasi.

Si dice che normalmente siamo in uno STATO DI COSCIENZA ORDINARIA, stato di veglia lucida o sonno normale.

Gli stati modificati di coscienza, ovvero GLI STATI DI COSCIENZA STRAORDINARIA, si possono avere solo eccezionalmente e moltissimi non ne hanno mai avuti nella loro vita. Possono essere di vari tipi, OBE, ipnosi, trance, estasi, allucinazioni, visioni ed esperienze paranormali in genere. ‘Para’ vuol dire che sta ‘al di la’’, in questo caso al di la’ dell’esperienza psichica ordinaria, cioe’ comune a tutti.
Alcuni hanno una facilita’ quasi congenita verso questo uso della mente, altri non lo hanno mai attivato, altri infine vi capitano raramente e ne restano scioccati. Alcuni sperimentano questi stati come squilibranti o patologici o comunque fortemente anomali e inquietanti. E’ stato il mio caso ed io non ho fatto altro che cercare di eliminare queste esperienze per 29 anni finche’ ci sono riuscita. Ma ci sono persone che li hanno dalla nascita o vivono nelle culture giuste e sono abituati ad essi perche’ costituiscono un loro modo abituale di usare la mente.
Queste persone esistono da tempo immemorabile e sono state chiamate con vari nomi: santi, guru, sciamani, stregoni, maghi, veggenti ecc. e in genere sono stati onorati dai loro gruppi sociali che li hanno usati per la terapia o la veggenza. Noi facciamo eccezione, perche’ il materialismo occidentale ha scelto di basarsi sulle scienze fisiche, su cio’ che e’ visibile e ripetibile, imponendo un vero monopolio cognitivo alla mente, al punto da demonizzare chiunque la usi in modo diverso, cosi’ che la stessa Chiesa cristiana, e in particolare quella cattolica, ha rinnegato il paranormale persino in ambito religioso, rendendo difficile la vita dei santi, che spesso sono dei medium diretti dalla fede.

Riteniamo che la distinzione tra CERVELLO e MENTE sia importante, pensiamo che il cervello organico non esaurisca la mente ma ne sia uno strumento funzionale, come un telefonino o un pc, che possono portare la voce o il pensiero di un soggetto ma stanno su un piano inferiore e strumentale, sul piano della materia. Secondo la mia opinione e le mie esperienze, il cervello e’ una cosa e la mente un’altra, e la mente puo’ esistere anche senza o fuori il cervello.
Del resto basta aver avuto anche una sola esperienza di OBE per sapere che la mente puo’ esistere fuori dal corpo, anzi e’ piu’ libera e percepisce diversamente.
Se accettiamo questo punto di vista, risulta chiaro che la macchina cervello non esaurisce le possibilita’ della mente ma e’ solo un sistema d’uso, come in un computer.
Da una parte ho l’hardware e dall’altra il software. Con l’avvertenza che nel caso della mente, questa puo’ funzionare anche senza l’hardware.

COORDINATE DELLA MENTE LOGICA: SPAZIO E TEMPO

Quello che possiamo notare subito e’ che negli stati straordinari di coscienza cambia il modo con cui viene percepita la realta’. In particolare risultano modificate le coordinate cognitive di SPAZIO e TEMPO.
I matematici sanno quanto sia importante stabilire le coordinate di base, perche’ da esse dipende una certa lettura matematica del reale. E se si cambiano queste coordinate, cambia anche la realta’ conseguente. Cosi’ essi sono in grado di ipotizzare realta’ a 3 dimensioni, a 4, 5 ecc.
Einstein impresse una svolta radicale alla fisica aggiungendo il tempo alle 3 dimensioni di base: lunghezza, larghezza e profondita’. Aggiungendo il tempo si scoprivano variazioni della realta’ altrimenti insospettabili.
Per es., se si prendevano due gemelli e se ne mandava uno nello spazio a una velocita’ prossima a quella della luce, via via che la velocita’ dell’astronave aumentava rallentava il tempo del pilota, cioe’ si arrestava il suo invecchiamento. Cosi’, se questi tornava sulla Terra dopo un lungo viaggio nello spazio, risultava piu’ giovane del suo gemello rimasto sulla Terra.
Il prof. Subhash Kak, dell’universita’ della Luisiana, presenta il fatto cosi’: “Se il gemello a bordo della nave spaziale si reca sulla stella piu’ vicina al nostro pianeta, che dista 4.45 anni luce, viaggiando all’86% della velocita’ della luce (300.000 km al secondo), rientrando sul pianeta Terra risultera’ invecchiato di 5 anni mentre il gemello rimasto a terra sara’ invecchiato di 10 anni!”
Insomma viaggiare nello spazio ci mantiene giovani.

Per capirsi e’ importante avere gli stessi punti di riferimento, non solo nei viaggi nello spazio ma anche nella percezione della realta’ o anche nella conversazione comune.
Spazio e tempo sono le coordinate abituali del conoscere con cui da migliaia di anni ci hanno insegnato in Occidente a inquadrare la realta’. Ma quello che percepiamo e’ una visione relativa, non assoluta, una visione culturale. Cosa ci sia in assoluto non lo sappiamo. I filosofi hanno coniato un termine, NOUMENO, per indicare la realta’ assoluta non conoscibile, la realta’ in se’, che si contrappone a FENOMENO, che indica la visione del reale relativo al nostro modo ordinario di conoscere. Quella che chimiamo realta’ e’ solo una particolare visione fenomenica.
Il nostro conoscere e’ il frutto di un lunghissimo condizionamento mentale, ereditario e ambientale, che ci ha programmato in un certo modo, per cui non sapremo mai com’e’ la realta’ in se’, possiamo solo elaborarla come ci hanno insegnato a fare. Quello che vi prospetto e’ la possibilita’ di elaborarla anche in modi diversi.
L’ambiente e la cultura ci hanno programmati in un certo modo e noi usiamo il cervello di conseguenza. Ma un diverso ambiente e una diversa cultura avrebbero potuto programmarci in un modo diverso e avremmo una diversa elaborazione della realta’.
Questa differenza risulta chiara quando contattiamo culture molto diverse dalla nostra, in particolare culture che sono rimaste isolate per lungo tempo e non si sono omologate alla cultura occidentale, per es. una tribu’ da poco scoperta dell’Amazzonia ecc.
Noi siamo come dei computer, siamo programmati e agiamo secondo il programma ricevuto. Non esiste nulla nella mente umana che non sia programmato culturalmente, che non sia frutto di un condizionamento. Gia’ quando nasciamo, le nostre cellule hanno subito un imprinting ereditario che poi prosegue con gli influssi della cultura in cui siamo immersi.
La cultura e’ una manipolazione lenta e sottile che procede per migliaia di anni e di cui non ci accorgiamo nemmeno. Noi nasciamo gia’ programmati in un certo modo in via ereditaria, poi gli insegnamenti, l’educazione diretta e indiretta, scolastica e ambientale, l’esempio, i veti e le sollecitazioni fanno il resto.
Quando possiamo confrontare culture molto diverse, ci rediamo conto come il cervello possa essere programmato in molti modi e come certi canali possano essere stati aperti o chiusi o le stesse funzioni percettive possano essere usate anche in modi opposti.
Un indio dell’Amazzonia, abituato a sapere fin dalla nascita che la selva e’ abitata da spiriti, non fara’ nessuna fatica a vederli, perche’ ha sviluppato dei canali percettivi adatti a questo, in un europeo questi canali sono stati accuratamente chiusi, per cui se egli di colpo vedesse uno spirito penserebbe di essere pazzo o di essersi sbagliato, manca l’imprinting culturale di elaborazione del dato. Per cui per certe cose un indio sembrera’ uno sprovveduto rispetto a un occidentale, per altre sara’ in grado di fare atti o avere percezioni che un occidentale nemmeno si sogna. Vivere in una certa cultura vuol dire essere modificato da essa, per cui certe funzioni saranno valorizzate, altre represse, certi canali saranno attivati, altri no.
Noi occidentali abbiamo represso o inibito molte delle nostre potenzialita’, la chiaroveggenza, la telepatia di gruppo, la simbiosi con la natura, la comunicazione con le intelligenze non visibili ecc. Il programma semnra non esserci, non funziona, ma potrebbe esistere a livello latente e potenziale. La materia ha divorato tutto.
Siamo, come diceva Jung, poveri d’anima. L’anima l’abbiamo proprio repressa, grazie ad una scienza materialista e monopolistica e ad una chiesa mirata solo alla primazia politica e alla prevaricazione ideologica; da una parte siamo avanzati nel progresso logico e tecnologico, dall’altra siamo regrediti nella nostra parte spirituale. per dirla coma un induista: vediamo i corpi grossolani, perdiamo quelli sottili.
Ogni cultura ha i suoi modi di percepire il mondo e li tramanda, programmando i suoi membri. Ogni cultura ha la sua visione della realta’ e la impone come assoluta. E’ anche questo un modo per gestire il potere. E tutta la struttura cognitiva con cui percepiamo il mondo non e’ innata ma indotta.

In Occidente le coordinate base della mente ordinaria sono lo SPAZIO e il TEMPO: lo spazio e’ esteso, al modo della geometria, per cui se sono qui non posso essere altrove; il tempo e’ lineare, al modo dell’aritmetica, progressivo, unidirezionale, per cui prima viene A poi B e cosi’ via, cosi’ come prima viene 1 poi 2 ecc..
E’ un modo di conoscere relativo, indotto, programmato, che produce una certa visione del mondo. Quando qualcosa contraddice questa visione noi la rifiutiamo, per es. quando un oggetto e’ qui ma contemporaneamente anche altrove (bilocazione), o quando ci appare il tempo futuro che, essendo futuro, non potrebbe logicamente essere visto ora.
Eppure la mente di un aborigeno australiano, che e’ programmata in modo diverso, vede in modo diverso e non se ne meraviglia. Per es. egli puo’ vedere il futuro: se i cacciatori partono per la caccia, puo’ vedere prima quale preda incontreranno; se un visitatore e’ in arrivo puo’ vederlo all’orizzonte molte ore prima che realmente arrivi. Il modo di funzionare della sua mente ci sembra bizzarro, perche’ non ha il concetto di tempo lineare ne’ di spazio esteso, che sono i nostri capisaldi. Eppure molti operatori sociali o missionari che sono stati a lungo contatto con gli Aranda o tribu’ simili hanno testimoniato queste capacita’.
Dobbiamo capire che le coordinate della mente possono essere molte, non solo quelle che conosciamo. La mente puo’ essere programmata in modi diversi. Alcuni di essi possono aprire altri livelli di coscienza, in cui per esempio lo spazio non e’ esteso ma contratto e si puo’ essere qui ma anche altrove (bilocazione) o essere visti in due luoghi diversi nello stesso istante come avveniva a padre Pio, o in cui il tempo non procede nel modo unidirezionale che conosciamo, in avanti, ma puo’ invertire il suo corso e far vedere subito il futuro o svelare aspetti ignoti del passato (preveggenza o chiaroveggenza).
Immaginate che queste facolta’ costituiscano un certo programma mentale, questo puo’ essere indotto culturalmente (l’aborigeno australiano) o puo’ essere latente e mettersi a funzionare anche in un occidentale, possono essere in lui sin dalla nascita o apparire di colpo dopo un trauma. E’ un programma mentale che produce quelle situazioni che abbiamo chiamato STATI MODIFICATI DELLA MENTE, modificati rispetto alla standard culturale occidentale, in quanto diversi dalla norma.
In Occidente constatiamo il funzionamento di questi programmi ‘altri’ della mente nella vita dei santi o dei sensitivi.

La cosa curiosa e’ che anche la fisica comincia a interessarsi ad essi, con parecchi interrogativi perche’ gli scienziati hanno ovviamente serie difficolta’ a inserire i fatti ‘anomali’ nel quadro scientifico tradizionale.
Per es., la fisica nucleare ha scoperto che, se due elettroni fanno un lavoro comune e poi vengono allontanati, resta tra loro un legame che porta a una conoscenza diretta condivisa, cosi’ che, se si sollecita uno con una informazione (per es. gli si da’ un tot di calore), anche l’altro, ovunque sia, riceve la stessa informazione.
Essi formano una DIADE TELEPATICA, come la madre col figlio, sembrano due oggetti distinti e separati ma si comportano come fossero una sola unita’ cognitiva, in cui l’apprensione di un dato si accende nello stesso momento, indipendentemente dalla distanza, come se la distensione spaziale fosse una illusione percettiva ed essi partecipassero a una memoria comune non solo per il passato ma anche per il presente. E se si pensa che tutte le particelle che formano il pianeta Terra derivano da un big bang originario e dunque hanno partecipato a uno stesso immane lavoro cosmico comune, possiamo ipotizzare che a un certo livello tutto cio’ che esiste nell’universo sia in contatto telepatico e che l’universo possa essere un’unita’ di memoria condivisa.

Dunque ci sono legami che sono indipendenti da spazio e tempo e riguardano un altro livello di realta’ in cui valgono partecipazioni piu’ profonde che dovrebbero essere lette secondo altre coordinate, non lo spazio e tempo che conosciamo, ma, per esempio, L’ANALOGIA E IL SIGNIFICATO.
In parapsicologia vediamo che, se a un figlio accade qualcosa di grave, la madre spesso lo sa subito, con un sogno o una visione, una percezione extrasensoriale o un malessere. La fisica ordinaria non sa spiegare come questo accada e la religione non cerca nemmeno di farlo.
La diade telepatica due-elettroni o madre-figlio e’ un enigma perche’ sta fuori del tempo e non si cura della distanza spaziale Rivela che, da un certo punto di vista, abbiamo due unita’ distinte e separate, ma da un altro una sola unita’ di informazione, in cui un messaggio si accende nello stesso istante nelle due parti, cosi’ come in un organismo una minaccia puo’ essere percepita simultaneamente dallo stomaco (senso di vomito) o dal sistema termico (gelo improvviso) o dal sistema libico (paura).
Se i due poli formano una coppia telepatica, patiscono insieme, vivono le stesse cose insieme, in virtu’ di un legame significativo che ci e’ ignoto, come una coppia di gemelli.

CAMBIARE IL PROGRAMMA MENTALE ORDINARIO

Si potrebbe ipotizzare che l’intero universo sia un organismo, che posso guardare con una mente programmata a distinguere le cose separate o con una mente programmata a vedere le unioni, i collegamenti, le relazioni, le analogie ecc.
In effetti il mio cervello, gia’ sul piano organico, e’ diviso in due emisferi di cui uno e’ specializzato a vedere il mondo in modo logico e separativo usando spazio e tempo, l’altro in modo intuitivo e relazionale usando simbolo e analogia. E l’esame neurologico cerebrale mostra che alcuni hanno piu’ sviluppata la parte logica, altri quella intuitiva. L’occidente ha fatto progredire una cultura che ha sviluppato maggiormente l’emisfero logico ma le differenze individuali persistono.
Ci potrebbe dunque essere un modo di vedere il mondo in cui ogni parte esiste di per se’, slegata dalle altre, e un modo in cui appare chiaro che tutte le parti comunicano tra loro, un mondo che sembra disteso nello spazio e allungato nel tempo, e un mondo sincronico che funziona per significati e analogie e dove il significato e’ ora, qui, istantaneamente, e spazio e tempo sono solo illusioni.
E la nostra mente, variando le sue frequenze, le lunghezza d’onda elettromagnetiche, potrebbe passare da una visione all’altra, da un programma all’altro: la visione spazio-temporale tipica dell’Occidente, o la visione analogica o per significati sincronici, tipica dell’Oriente, ma anche delle culture sciamaniche o dei sensitivi.

“La madre ebbe una visione e disse al marito: “Fabio ha avuto un incidente di macchina, e’ steso su un prato con la gamba rotta, corriamo!” Salirono in auto e lei guido’ il marito nel luogo esatto dell’incidente, dove trovarono il figlio disteso sul prato con una gamba rotta.”
Questa e’ una visione, un sogno ad occhi aperti rivelatore di realta’ che parla per significati.

IL PROGRAMMA DEI SOGNI

Quando impariamo ad analizzare i nostri sogni, appare subito che questo salto dal mondo spazio-temporale a quello simbolico e’ la loro caratteristica. In un sogno e’ il significato che conta, spesso un significato che appare attraverso metafore, simboli, somiglianze, associazioni o analogie, e in cui la successione dei tempi o il modo di presentarsi degli spazi non e’ importante. Il sogno deve essere letto secondo altri codici. Appartiene a un altro programma che occorre conoscere per capirlo.
Il sogno spesso non ha un ordine temporale, puo’ essere letto a rovescio, quello che dovrebbe accadere prima accade dopo, si puo’ partire dal suo punto piu’ importante o emblematico o bizzarro e non dall’inizio (Jung partiva dal particolare anomalo), non rispetta le fedelta’ realistica dei luoghi o di oggetti o persone (ero in una casa ma non era questa di adesso, o era la casa dell’infanzia, era mio marito ma non era proprio lui ecc.).
Il sogno puo’ prevedere fatti futuri (preveggenza) o dirci cose che ci dovrebbero essere ignote (chiaroveggenza) ecc.

Nel sogno, o in una fase alfa prossima al sognare, posso sapere istantaneamente qualcosa, tipicamente la morte, anche se avviene in quel momento da tutt’altra parte, anche se riguarda persone che nemmeno conosciamo.

Anche la fantasticheria puo’ indurre in uno stata alfa prossimo al sogno e aprire la chiaroveggenza.
Poiche’ stento ad addormentarmi, spesso mi faccio delle fantasticherie. In una di queste immaginavo di dare uno spettacolo in cui ero posseduta da anime di cantanti defunte e cantavo con la loro voce davanti a un pubblico che me le aveva richieste. Io sono stonata e mi piacerebbe molto saper cantare, per cui questa fantasticheria notturna soddisfa una mia mancanza e mi piace molto. Cosi’ una notte immaginavo di cantare con la voce di Marilin Monroe, Yma Sumac, la Callas ecc. A un certo punto si interpone una voce nuova, non chiamata, e’ Nilde Iotti. Sorpresa! Io dico: “Ma tu non sei morta!”. “Invece sono morta in questo momento”, dice lei “E vorrei cantare un’ultima volta l’Internazionale.” E Nilde Iotti canta con voce lenta e grave l’Internazionale.
La mattina dopo sono in salotto che spolvero con la tv accesa e sento che Nilde Iotti era morta la notte prima.

Il sogno puo’ essere una via di conoscenza. Il 50% degli eventi paranormali avvengono in sogno, per cui esso puo’ essere la prima via che possiamo esplorare, non solo per leggere meglio in noi stessi, come vuole la psicoanalisi, ma per conoscere fatti ignoti.
In genere noi non sappiamo gestire il sogno e agirlo in modo sciamanico, come una via di conoscenza. Ma altre culture lo fanno e gli sciamani insegnano ai loro apprendisti a muoversi nel sogno come fosse un mondo a parte.
Si parla di SOGNO LUCIDO e gli stregoni lo conoscono bene, che e’ un sogno che non subiamo passivamente come osservatori (cosa che diventa terribile in un incubo), ma in cui un punto di coscienza attivo gestisce il sogno secondo volonta’. Per esempio lo sciamano puo’ entrare in un punto del sogno e passare ad un altro sogno, come all’interno di scatole cinesi. Castaneda nel suo diario di uno sciamano tolteco lavora molto su queste modalita’ del sognare...e il sogno ha sempre un profondo significato nelle comunita’ tribali che lo usano come strumento di conoscenza dell’ignoto, di preveggenza, di diagnosi o terapia, o come strumento per conoscere la volonta’ divina.

ATTIVARE ALTRI PROGRAMMI

Il nostro cervello e’ come un computer che puo’ avere in memoria programmi diversi, per es. sul mio pc ho in programma vari sistemi operativi: Internet Explorer, Firefox, Chrome.. posso passare da uno all’altro, ci sono cose che posso fare con uno ma non con l’altro; ogni programma ha le sue caratteristiche e devo conoscerle. E anche il mio cervello quando sogna usa un programma di elaborazione dati che non e’ lo stesso che usa quando e’ in uno stato di veglia.
Anche qui occorre distinguere la mente dal cervello. Da una parte ho l’hardware, dall’altra il software. L’hardware e’ la macchina, il cervello, la parte organica. Il software uno dei programmi o codici che posso usare.
Per esempio col computer, se sono un architetto, usero’ Autocad, che e’ un programma di grafica molto evoluto che mi permette di produrre disegni bi/tridimensionali in ambito ingegneristico, architettonico, meccanico, etc. Gli stessi non li posso fare con Word ecc.
Se sono un sensitivo, la mia mente e’ in grado di disattivare il programma ordinario e di passare a un altro programma che oltrepassa i dati percettivi e i legami logici tradizionali per un altro tipo di visione. Questa capacita’ di passare da un programma a un altro e’ fondamentale. Non si puo’ pretendere di usarli tutti e due contemporaneamente.

Nei 29 anni in cui ho goduto della chiaroveggenza, quando la applicavo a un visitatore, non lo guardavo, non lo memorizzavo, preferivo che tacesse per non doverlo ascoltare, non gradivo la presenza di altre persone o di rumori ambientali, tutto quello che interferiva con un uso interno della mente, e dimenticavo poi quasi dal tutto quello che vedevo o dicevo, pur non essendo in trance. Questo lo faccio anche ora che questa capacita’ di visione interna (endoscopia di una vita) e’ quasi scomparsa, quasi vuol dire che qualcosa e’ rimasto ma non posso piu’ produrre gli effetti di prima, e anche ora non memorizzo i visi, le storie, i nomi...Tutto passa come su un altro livello. Ma se rivedo la stessa persona anche dopo 20 anni, non ricordo di averla vista, ma riprendo la sua storia dal punto in cui l’avevo lasciata. Non ha lasciato tracce in me su un livello ordinario, ne ha lasciato su di un altro.

Ora, posso essere nata con questa specificita’ (la chiaroveggenza, per es.) o puo’ accadere che in caso di trauma si attivi di colpo un programma latente, cioe’ una capacita’ che esisteva gia’ nella mia mente e che improvvisamente aziona il mio cervello in un certo modo, cioe’ mi apre a certi tipi di percezione non ordinaria, crea nuove sinapsi, collega le cellule neuronali in modo diverso e apre nuove vie neuronali. Il risultato e’ una esperienza che definiro’ ‘straordinaria’ perche’ e’ totalmente diversa dal mio modo abituale di funzionamento cerebrale.

In un computer posso avere programmi molto diversi, di solito essi non comunicano tra loro, tuttavia posso attivare l’uno o l’altro e passare i dati dall’uno all’altro, memorizzandoli in un certo formato, per es, ho un programma di immagini (foto, disegni..), se le metto in formato mpeg le posso vedere in un altro programma, Word, non adatto a vedere immagini, sempre che esso le riconosca.
Lo stesso accade per la mente sensitiva, puo’ avere esperienze che possono essere trasmesse alla mente ordinaria sempre che essa le riconosca, altrimenti andra’ in tilt o le neghera’.
Insomma ci sono cose che la mia mente ordinaria non comprende, perche’ e’ stata programmata a non comprenderle. Ma con un po’ di esercizio posso superare questo gap e scoprire che altre modalita’ della mente sono possibili.

Nel nostro programma ordinario occidentale abbiamo fissato alcuni codici, cioe’ alcuni modi di interpretare la realta’, chiamiamoli paradigmi o coordinate cognitive. TEMPO e SPAZIO sono due di queste.
Ma nel sogno queste due modalita’ saltano. L’incongruenza dei tempi e degli spazi e’ tipica del sogno, per questo non ha senso dire che e’ strano perche’ non rispetta le logiche della lettura ordinaria della realta’. Il sogno sembra strano se letto secondo il codice della veglia, ma non lo e’ se viene letto secondo il proprio codice, esattamente come due programmi diversi del computer.
Il sogno ha le sue logiche che la veglia non conosce. Non e’ una copia della realta’, o puo’ anche riprendere la realta’ ma secondo una lettura diversa, per cui per certi buoni sognatori il sogno e’ gia’ di per se’ una via sciamanica naturale (sha=sapere). Gli stregoni e gli sciamani, spesso usano nelle loro iniziazioni proprio la via del sogno come via di conoscenza ‘altra’ e superiore.
Il sogno non e’ solo “la via regia dell’inconscio”, come diceva Freud, ma una via di conoscenza molto particolare della realta’ in cui usiamo altre coordinate cognitive, come il significato o lo scopo.
Per questo la mente ordinaria puo’ non capire affatto il senso dei sogni e deve impararne il codice di interpretazione.

Nota:
(Questo testo corrisponde parzialmente alla parte teorica di un corso tenuto dalla prof. Viviana Vivarelli a Bologna nel marzo 2009).

domenica 28 febbraio 2010

Ectoplasma

Che cos'è l'Ectoplasma?

Ectoplasma (dal greco "hektos", fuori, e "plasma", ciò che ha forma) è un termine adottato per la prima volta da E. H. Hãckel nel 1873, per indicare lo strato esterno e più denso del citoplasma cellulare. Il primo ad usare questo termine nel campo della parapsicologia e dello spiritismo fu il premio Nobel Charles Richet (1850-1935). Il termine ectoplasma indica una sostanza di natura sconosciuta, che secondo i fautori delle teorie paranormali uscirebbe dal corpo di alcuni medium in stato di trance e che spesso si materializzerebbe in figure visibili. Esso rappresenterebbe pertanto la forma corporea fluida nella quale talvolta si materializzano gli spiriti o le entità spirituali. La sostanza di cui è composto l'ectoplasma viene generalmente descritta come viscida, morbida o solida, fluida o vaporosa, fredda ma asciutta al tatto. Spesso sarebbe di colore biancastro, a volte con sfumature verdastre e fosforescente. Avrebbe inoltre un odore peculiare, da alcuni associato all'ozono.

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In una prima fase sarebbe trasparente, per poi prendere consistenza assumendo diverse forme, tra cui figure umane totali o parziali. Verrebbero così a formarsi arti, volti o perfino interi corpi in grado di assumere movenze "intelligenti". Spesso viene descritto come mobile e retrattile e legato alla sensibilità fisica del medium, che prova delle sensazioni quando l'ectoplasma viene toccato. Sarebbe inoltre sensibile a fonti di luce intensa, dalle quali si ritrarrebbe, rischiando però di causare traumi psichici al medium. In genere, dopo la produzione di un ectoplasma, il medium prova una forte spossatezza fisica e una perdita di peso. Al termine del fenomeno, l'ectoplasma può lasciare dei residui in forma di filamenti. Durante lo stato di trance, l'ectoplasma fuoriuscirebbe, almeno in alcuni casi, oltre che dalla bocca, da qualsiasi orifizio del corpo, compresi orecchie, naso, occhi, ombelico, capezzoli e vagina. Rimarrebbe attaccato al corpo per tutta la durata del fenomeno, per poi essere riassorbito alla fine della seduta. Proprio questo aspetto relativo alla fuoriuscita dell'ectoplasma dagli orifizi corporei rende evidente l'origine del tutto naturale e spesso fraudolenta di questo fenomeno, dimostrata scientificamente in numerosi casi. La sostanza di cui si affermava la soprannaturalità, in questi casi era in realtà null'altro che un insieme di materiali, inorganici e/o derivanti da interiora di animali, inseriti nel corpo della medium prima della seduta e da essa estratti o lasciati uscire, al momento opportuno, nel corso della "trance".

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Si è tentato di analizzare in laboratorio un residuo di ectoplasma ritenuto autentico, ottenendo conferma di questa spiegazione scientifica. Esso avrebbe infatti una composizione organica fatta di globuli rossi, cellule epiteliali, leucociti, cristalli di acidi grassi e sali, residui di polvere e filamenti di tessuto; ovvero sostanze tutte appartenenti alla disponibilità immediata del medium e niente affatto soprannaturali. I fautori del paranormale spiegano invece questi risultati affermando che si tratta di contaminazioni, derivanti probabilmente dal contatto dell'ectoplasma con il corpo del medium e con l'ambiente. Esistono due teorie tradizionali che cercano di spiegare questo fenomeno: secondo il medico francese Gustave Geley, uno dei fondatori dell'Institut Méthapsychique International, l'ectoplasma sarebbe una sostanza biologica amorfa fisiologicamente proveniente dal soma del medium stesso; secondo il reverendo Robert Chaney, egli stesso un medium, l'ectoplasma sarebbe la controparte spirituale del protoplasma. La massa ectoplasmatica esisterebbe negli spazi intercellulari del corpo fisico in vibrazione a metà tra la forma fisica e quella spirituale. L'ectoplasma sarebbe la sostanza astrale attraverso la quale un'entità disincarnata o la volontà del medium possono manifestarsi. un'equipe di studiosi francesi ha affermato [1] che gli ectoplasmi potrebbero essere prodotti proprio dal corpo umano, come gas rilasciati con potenza dai medium in trance. Spesso al fenomeno della produzione ectoplasmatica si associerebbero fenomeni di telepatia, il che dovrebbe giustificare le reazioni dell'ectoplasma a stimoli esterni (contatto, suoni, luce) ed il collegamento fra questi e il medium, che parrebbe risentirne somaticamente.

http://lupin4th.blogspot.com/2009/08/cose-...psicologia.html

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domenica 31 gennaio 2010

How to Practice Thai Buddhist Monastery Etiquette

Visiting a Thai Buddhist monastery can be an educational and worthwhile experience, whether you are a new convert to Buddhism, a tourist, or a Thai unfamiliar with monastery etiquette. Knowing a few general guidelines can show respect, prevent embarrassment and help you to make the most of your visit.

Steps:
1- Wear modest clothing.In general, everywhere between the elbows and knees must be covered at an absolute minimum, with a modest neckline. Some monasteries may have stricter guidelines. Showy clothing is not appropriate. In Thai culture, black is a funeral colour, so dressing in all black is not advised.
2- Don't wear flashy jewelry. Showy jewelry or other overt displays of wealth are unacceptable.
3- Do not climb on, touch, or pose to take pictures with buddha-images, no matter how old, broken or well-cared for.
4- Take off your shoes before entering any building. Don't be surprised if your shoes are 'borrowed' at a larger monastery with many entrances...just wait patiently and they will be returned.
5- Do not point your feet at the buddha-image, or at anyone else.
6- Women must not touch, be alone with, come close to or speak suggestively to monks. If a woman must offer something to a monk, do not hand it directly to him. Put it down somewhere he can pick it up.
7- Know where to stand or walk.
The person in the highest position is the most respected. If a monk is seated, try not to stand/walk past with your head above him. This can be done by shuffling while kneeling if you need to move.
Do not walk in front of people who are bowing.
Do not step on the threshold.
8- Greet monks by pressing your palms together, bowing your head, and moving them to your forehead. The monk will not return this gesture. He is not being impolite, just accepting your respect.
9- Do not kill any insect, no matter how seemingly insignificant.
10- Always pour the libation jar or container with two hands.
11- When offering food, do not touch the edge of the alms-bowl with the spoon.
12- Do not bring alcohol into the monastery grounds.

giovedì 31 dicembre 2009

Fellini e Castaneda

L’interesse di Federico Fellini per il mondo soprannaturale, e per il paranormale, è ben noto: ed è anche il soggetto più o meno nascosto di alcuni suoi film, come “Giulietta degli spiriti”.
E’ per questo motivo che Fellini frequentò il misterioso sensitivo torinese Gustavo Rol, e contattò Carlos Castaneda, antropologo in origine, famoso per i suoi libri sui “brujos” messicani (stregoni, maghi, sciamani) e sugli allucinogeni: che però, avverte Castaneda, sarebbero utili solo nella fase iniziale e molto dannosi se usati sempre, secondo l’insegnamento di “don Juan”, lo stregone messicano che fu maestro di Castaneda ed è citato nell’articolo. Castaneda era un altro personaggio misterioso: all’epoca di questi articoli era ancora vivo, e l’intervista che diede a Medail è da considerarsi una rarità. Non esistono sue fotografie, tranne una sfocata di quando aveva vent’anni e prese la laurea, ed altre fatte per Time nelle quali però si nasconde sempre il volto, scherzando con il fotografo. I suoi libri sono pieni di cose stupefacenti, ma quanto ci sia di serio e quanto di inventato è ancora da stabilire.
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PER UN FILM MANCATO
di Cesare Medail, corriere della sera 21.11.1997
Appena seduti al «Moustache Café», Castaneda parla di Fellini. «Federico, grande, intelligente, sensibile uomo. Peccato sia morto così giovane, ma mangiava troppo e comprimeva la sua energia. Quella volta a Roma, nel 1984, mi portò in un ristorante dove servivano dodici portate. C'era anche Marcello (Mastroianni): loro mangiarono tutto, io mi spaventai». Castaneda racconta che Fellini voleva fare un film ispirato al mondo di don Juan: «Era affascinato dall'universo dei brujos perché era un visionario. Voleva anche provare per una volta il peyote, ma gli dissi che non era consigliabile: con quel che mangiava, sarebbe stato un disastro».Il film non si fece: Fellini dirà che le visioni di Castaneda lo attiravano e insieme lo turbavano. Ne fece un racconto, uscito a puntate sul «Corriere» nell'86. Nel conversare anglo-ispanico Castaneda infila qualche parola d'italiano e viene fuori un particolare biografico del tutto inedito: «Quando ero giovane, trascorsi un periodo a Milano per studiare arte a Brera: era direttore lo scultore Marino Marini. L'aveva voluto mio nonno materno, siciliano, scultore autodidatta e donnaiolo impenitente. Diceva sempre: la bella Italia, porca miseria...». Federico Fellini era affascinato dal mondo di Castaneda. Quelle storie popolate di brujos dotati di poteri paranormali, riti magici di antiche civiltà e funghi allucinogeni erano parte, per lui, di un immaginario al tempo stesso familiare ed esotico, spaventoso e affascinante. Lo scrittore latino-americano si considerava un grande ammiratore di Fellini. Insomma tra i due covava un'attrazione fatale che prima o poi sarebbe dovuta scattare. E difatti scattò, anche se le cose non andarono come previsto.
Fellini sognava di realizzare un film ispirato al mondo di Don Juan. Ne aveva parlato con Alberto Grimaldi, il suo produttore. E questi si era dato da fare per propiziare l'incontro. Nel 1984, dopo molte insistenze, Castaneda arrivò a Roma. «Quella volta», ricordava, «Federico mi portò in un ristorante dove servirono dodici portate. C'era anche Marcello Mastroianni. Loro mangiarono tutto, io mi spaventai a morte: mangiavano troppo». Durante la cena i due parlarono della possibilità di trasferire in un film una storia ambientata nel mondo magico degli stregoni messicani. Castaneda sembra diffidente. Fellini e il produttore insistono. E così alla fine decidono di darsi un nuovo appuntamento, a Los Angeles, per fare una serie di sopralluoghi nello Yucatan e verificare l'attuabilità del progetto. E così fu. Fellini assieme al figlio di Grimaldi e ad altri quattro amici partì per gli Stati Uniti. Ma a Los Angeles iniziarono i problemi. Castaneda pareva essersi dileguato nel nulla. Fellini cominciò a ricevere misteriose minacce e ad avvertire la presenza di strane entità. Ma pur spaventato decise lo stesso di compiere il sopralluogo. Destinazione Tulum, l'antica città azteca situata sulle sponde dell'Oceano Atlantico. Da quel viaggio, che ben presto prese le pieghe di una inquietante avventura esoterica, Fellini trasse l'idea di una storia per un film, "Viaggio a Tulum", che non riuscì a realizzare.
In compenso Milo Manara ne disegnò una serie di tavole a fumetti. Fra i personaggi si riconoscono Snaporatz (Mastroianni), il giornalista Vincenzo Mollica e, nei panni del cameriere messicano fragorosamente allegro e ridanciano, proprio Carlos Castaneda. Manara assicura che quel disegno, preso di sana pianta dagli story board di Fellini, costituisce il ritratto più verosimile di Castaneda, versione 1984.


DINDI by Antonio Carlos Jobim


Versione strumentale di una della canzoni più dolci che conosco.

sabato 19 dicembre 2009

Natuzza Evolo di Paravati


Un' intervista dell' '85 alla famosa mistica calabrese, che ha ricevuto le stimmate e il dono della veggenza, l’analfabeta che comunicava con i morti, morta già santa nel (guarda caso!!) giorno di Tutti i Santi, a 85 anni.
In questo video, in pochi minuti viene descritto, da lei stessa, con la sua genuina e spontanea semplicità, il tipo di straordinari eventi di cui è stata protagonista (e, allo stesso tempo, testimone), in tutta la sua intensissima vita spirituale. Nell’aldiqua ha lasciato circa 600 cenacoli sparsi nel mondo (Italia, Europa, Stati Uniti, Australia), la fede di centinaia di migliaia di persone, le loro donazioni. E 10 ettari di cantiere. “Un giorno mi farai una grande chiesa” profetizzò la Madonna a Fortunata Evolo, Natuzza appunto, donna candida e spirituale, alla quale persino il titolato Cicap (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale) ha riconosciuto almeno la buona fede.

Giusto: di fede qui ce n’è tanta. Ed è pure buona.
Restano austeri quelli della fondazione Cuore immacolato di Maria: lo ha certificato la Banca di credito cooperativo nel concedere i primi mutui. “Austeri e semplici come la Mamma ci ha insegnato” precisa Michele Cordiano, prete pure lui colto e sempre diffidente, che della mistica fu padre spirituale, indaffarato a organizzare l’imminente convegno dei giovani natuzziani, il 20 dicembre.
E però un pericolo c’è: anche Paravati è a rischio degenerazioni. C’è il pericolo che anche qui proliferino fenomeni che con la fede nulla c’entrano, come i bingo, le beauty farm, persino i sex shop, il commercio di pentole sui pullman, come è avvenuto in altri luoghi santi, diventati turistici e basta.
Racconta Vincenzo Famà, solitamente missionario in Africa: “Per evitare contaminazioni, ho suggerito ai miei compaesani, tutti fedeli di Natuzza, di aprire attività commerciali, perché loro rispetterebbero sicuramente la memoria della mistica. Invece niente, dicono che la Mamma non capirebbe”.
Per intenderci: a Paravati le riffe, i ricavati di sagre e tornei di calcetto, persino una percentuale degli stipendi finiscono alla fondazione. Ma dopo l’invasione del capoluogo Vibo Valentia, anche a Paravati s’affacciano i cinesi con i loro negozi. E con migliaia di reliquie falsoveggenti.
Natuzza è un marchio che tira, un brand, e già i lestofanti si aggirano nei dintorni. Non lo nasconde nemmeno don Michele: “Noi possiamo garantire soltanto quanto facciamo tra le nostre mura. E comunque, sì, avverto alcuni segnali negativi. C’è chi si è messo a pubblicare e vendere libri su Natuzza con l’intestazione della nostra fondazione. E pure chi ha rubato qualcuno dei nostri barattoli per la raccolta delle offerte”. Anime impure.
Il guaio è che ci vogliono soldi, tanti soldi, per finire le opere della Madonna, almeno una quindicina di milioni di euro. Considerato che la burocrazia regionale ha bloccato “anche i 5 milioni promessi”, dice don Michele, non resta che la via obbligata delle offerte dei fedeli. Il sistema più diffuso, in Italia e nel mondo, sono i salvadanai di latta.
“Porto quello della mia parrocchia di Varsavia” spiega don Riccardo, prete polacco dal fragile italiano. Il grosso è però in Calabria. Qui sono addirittura rari gli esercizi commerciali privi dei barattoli di Natuzza. “Numerati, il volto di Mamma stampato sopra, si ritirano alla fondazione. Una volta pieni, vengono restituiti” raccontano i fratelli baristi Saverio e Valentino. Ma molti soldi si perdono per strada. Spariti, occultati, rubati. E pochi sanno se la ‘ndrangheta, come qualcuno racconta, ha creato un sistema parallelo di raccolta. A fini personali, naturalmente, anzi di clan.
Certo è che la criminalità non fa sconti neppure a Dio. Il racket delle estorsioni ha attentato con fuoco e fiamme alla chiesa in costruzione, l’ultima volta nello scorso mese di aprile, senza alcuna pietà per la Natuzza ancora in vita. E ora s’affaccia sul cantiere della Natuzza “già santa”. I carabinieri di Paravati sono obbligati alla consegna del silenzio, ma vigilano, eccome se vigilano.
Questa è la terra del clan Mancuso. Stando alle informazioni in possesso di Beppe Lumia, ex presidente della commissione parlamentare Antimafia, si tratta della “cosca finanziariamente più importante d’Europa. Ecco perché, come nelle grandi città, a Paravati, frazione di Mileto, 3.200 abitanti sui 7.800 totali del comune, c’è sempre una pattuglia per strada. Giorno e notte.
Nel borgo non c’è soltanto il santo cantiere, la frazione cresce a vista d’occhio, il mito di Natuzza sta moltiplicando gli investimenti pubblici e privati. S’inaugurano a gennaio il centro sportivo e la nuova scuola elementare, raddoppiano le casette a un piano, triplica l’unico albergo. “E altri s’intravedono all’orizzonte” racconta il sindaco Vincenzo Varone, giornalista e volto notissimo delle tv locali.
Amico da una vita del figlio più piccolo di Natuzza, il quinto, Varone è sindaco da sei mesi. Spiega: “Tutto il nuovo piano strutturale comunale ruota attorno alla fondazione. Nell’immediato stiamo per restaurare la casa in cui ha vissuto con la sua famiglia, e nella quale andavo a studiare. Oggi è chiusa al pubblico, un gran peccato”.
E l’assessore all’Urbanistica, Antonio Furci, di rimando: “Parcheggi, strade nuove, l’area archeologica, la segnaletica: la crescita è tutta legata alla nuova chiesa”.
Che poi tutti qui chiamano “la sesta figlia di Natuzza”.
Negli uffici pubblici, nelle scuole, persino nella caserma dei carabinieri, accanto alla foto standard del presidente Giorgio Napolitano, c’è sempre una gigantografia della “già santa”. Albergatori, ristoratori, il proprietario della ferramenta, raccontano tutti di essere stati spinti ad avviare le loro attività da Fortunata Evolo. Un lavoro benedetto, il loro. Maria Evolo, proprietaria con il marito della pizzeria El Fuego, racconta: “Prima c’eravamo solo noi, ora i ristoranti sono tanti”. E la concorrenza? “Sia fatta la volontà di Natuzza”.
È capitato così pure alla fondazione. La tomba di Natuzza è in una spoglia cappella della casa natale, meta continua di lacrime e pellegrinaggi. Nei pressi, dopo essere partita da qualche oggettino per i credenti, la fondazione ha attrezzato un negozio di gadget prodotti “in casa”: dai libri all’olio, dagli anelli “Mezzo cristallo” ai braccialetti “Tutti i Santi”. I prezzi: da 1 a 100 euro. E, periodicamente, provvede alla celebrazione di un concerto per raccogliere fondi, con star musicali e televisive, da Luisa Corna a Gigi D’Alessio. L’ultimo, celebrato il 23 agosto, a molti è sembrato kitsch.
“Ma cosa dovremmo fare?” replica don Pasquale, passato dalla diffidenza al disappunto. “Dobbiamo finire la chiesa, lo ha chiesto la Madonna, mica io. L’unica possibilità sono le donazioni”. E poi, aggiunge don Michele, “siamo pronti a sopportare tutte le critiche pur di finire il lavoro. Però ricordate, voi giornalisti, che se scrivete il falso ne pagherete le conseguenze con chi è sopra di noi”. Natuzza, ovviamente.

(riduzione dal Blog di Panorama.it)

mercoledì 16 dicembre 2009

IL GATTO ROBERT RILASCIATO DAL LABORATORIO DI VIVISEZIONE DELL’UNIVERSITÀ DELLO UTAH




La foto e la storia del gatto Robert hanno commosso il mondo intero ed hanno aperto gli occhi su una realtà a molti sconosciuta. L’OIPA si era fatta voce di Robert e di tutti gli animali che stanno soffrendo nello Utah ed aveva predisposto un Appello per gli Animali in cui chiedeva all’Università di porre fine agli esperimenti su cani e gatti randagi. Pochi giorni dopo avere lanciato l’Appello, abbiamo ricevuto conferma che l’Università dello Utah (USA) ha disposto il rilascio di Robert, il quale verrà dato in adozione ad una famiglia che si prenderà cura di lui. La liberazione di Robert è il più bel regalo che si possa ricevere: dopo tanto dolore ora potrà avere cure, amore e dire addio alla gabbia del laboratorio.
Questa bellissima prima vittoria è stata resa possibile grazie a tutti coloro che hanno sostenuto il nostro Appello per gli Animali: pochi istanti del vostro tempo possono cambiare realmente la vita degli animali. Robert ne è l’ennesima prova!
Il nostro cuore è colmo di gioia per Robert ed il nostro lavoro continua per tutti gli altri animali che stanno soffrendo nello Utah. Scienza, ricerca, sperimentazione non giustificano mai tali sacrifici.

venerdì 11 dicembre 2009

Plectrum- Planxty O' Carolan


Suite irlandese di B. Szordikowski (1987) eseguita dal quartetto a plettri "Plectrum",formato da:
Adolfo Tronco- mandolino1;
Massimiliano Del Gaudio- mandolino2;
Roberto Padula- mandola;
Andrea Sensale- chitarra.

mercoledì 9 dicembre 2009

Olé, Mexico!!


Un momento di uno dei concerti per pianoforte e orchestra tenuti recentemente da Simona Padula in Messico. In questa foto: Celaya, settembre 2009, Piano Concerto No. 2 in DO minore, Op.18, di S. Rachmaninoff.

giovedì 3 dicembre 2009

ufo che passa tra le torri gemelle di NY



quando c'erano ancora...

La Remote Viewing, ovvero la Visione a Distanza

“Il segreto è stato rivelato: la visione a distanza esiste, funziona ed è stata sperimentata, provata e utilizzata dai servizi segreti per oltre vent’anni. Le recenti ammissioni del Governo (degli Stati Uniti) riguardanti l’uso di strumenti bellici di carattere metafisico sono una testimonianza cruciale e inconfutabile del fatto che ciò che ho detto adesso è la verità...”



Il Maggiore (dell’esercito statunitense) David Morehouse
“Entrò in trance. E mentre vi si trovava, ci diede delle coordinate  geografiche. Zoomammo con le fotocamere satellitari su quel punto, e l’aereo disperso era lì.

Il ricercatore del paranormale Ingo Swan coniò il termine “visione a distanza” come termine scientifico neutrale per descrivere il processo mediante il quale un osservatore percepisce informazioni su una località distante, servendosi di qualcosa di diverso dai cinque sensi conosciuti. Inizialmente esso si riferiva soltanto alle situazioni in cui l’Esercito degli Stati Uniti si serviva di un protocollo di ricerca minuziosamente disciplinato, ma gradualmente il termine è entrato nell’uso comune per indicare l’abilità di percepire informazioni nascoste o a distanza avvalendosi di mezzi metafisici.
La differenza tra la visione a distanza e l’esperienza extracorporea
Puthoff e Targ scrissero nel loro saggio classico “A Perceptual Channel for Information over Kilometer Distances” (Un canale percettivo per informazioni poste a chilometri di distanza) del 1976 che avevano scelto il termine “visione a distanza” in quanto termine neutrale libero dalle associazioni aprioristiche e dai pregiudizi che caratterizzavano i termini autoscopia (letteratura medica), esteriorizzazione o dissociazione (letteratura psicologica) e proiezione astrale (letteratura dell’occulto). Altri investigatori preferiscono utilizzare il termine neutro “cognizione anomala”.
Tuttavia, esiste ancora una sovrapposizione nell’uso generale dei termini Visione a Distanza ed Esperienza Extracorporea. I ricercatori che volontariamente le sperimentano entrambe sostengono che c’è una differenza tra l’esperienza extracorporea, nella quale l’osservatore percepisce come se fosse fisicamente presente, e la visione a distanza, nella quale l’osservatore è in grado di ottenere, grazie alla chiaroveggenza, tutti i tipi di informazioni riguardanti l’oggetto che non è fisicamente osservabile.
Come afferma Joseph McMoneagle nel suo libro Remote Viewing Secrets (I segreti della visione a distanza) del 2000, l’osservatore a distanza sta seduto in una stanza e descrive percezioni di un oggetto posto in un altro luogo. Sebbene l’osservatore sia in grado di descrivere con precisione quell’altro luogo, non c’è alcun dubbio che questi sia presente nella stanza in cui si trova il suo corpo. Al contrario, nell’esperienza extracorporea, le persone percepiscono di essersi recate in quell’altro luogo e di esservi state presenti in ogni forma tranne che in quella del corpo fisico (McMoneagle 2000: 176-177).
La ricerca militare sulla visione a distanza
Per più di vent’anni, le forze militari degli Stati Uniti hanno destinato ogni anno uno stanziamento di settanta milioni di dollari alla ricerca metafisica con particolare riferimento alla “visione a distanza”.
Per quanto ciò possa sembrare sorprendente per coloro che hanno poca dimistichezza con i fenomeni metafisici, questo e molto altro è stato fatto e viene fatto tutt’oggi negli Stati Uniti, in Russia e in Cina. La Francia non ha detto nulla in merito, ma possiede la popolazione e la conoscenza metafisica avanzata per far parte del novero dei Paesi che potrebbero praticare la visione a distanza.
Nel suo interessantissimo libro, Remote Viewers – The Secret History of America’s Psychic Spies (Osservatori a distanza – La Storia Segreta delle Spie Psichiche dell’America) del 1997, Jim Schnabel cita una gran quantità di fonti altamente affidabili, compreso un Presidente degli Stati Uniti, che parlano della realtà della Visione a Distanza applicata ad obiettivi militari. Ecco alcune delle loro affermazioni sbalorditive che hanno già trovato il loro posto nella storia dei fenomeni metafisici:
“Non mi è mai piaciuto fare dibattiti con gli scettici, perché se non si crede che la visione a distanza è reale, allora non si è fatto bene il proprio lavoro.”
Il Generale Maggiore dell’Esercito degli Stati Uniti Edmund R. Thompson, Assistente Capo dell’Intelligence, 1977-81, Vice Direttore della Gerenza e delle Operazioni, DIA, 1982-84 (Schnabel 1997: copertina).
“Non si può esserne coinvolti senza convincersi che c’è qualcosa”
Norm J., ex alto ufficiale della CIA addetto agli osservatori a distanza (Schnabel 1997: copertina).
“Ci sono stati dei momenti in cui volevano premere bottoni e sganciare bombe sulla base delle nostre informazioni.”
Dott. Hal Puthoff, ex direttore del programma sulla visione a distanza (Schnabel 1997: copertina).
“Entrò in trance. E mentre vi si trovava, ci diede delle coordinate geografiche. Zoomammo con le fotocamere satellitari su quel punto, e l’aereo disperso era lì.”
L’ex Presidente statunitense Jimmy Carter, ricordando un’operazione di visione a distanza del 1978 (Schnabel 1997: copertina).
Negli Stati Uniti, lo Stanford Research Institute è stata la sede in cui furono condotti molti degli esperimenti originari. Il fisico Hal Puthoff era il direttore del Programma sulla Visione a Distanza. Il personale coinvolto in questo programma di proiezione astrale e visione a distanza (secondo Schnabel 1997) comprendeva anche:
• L’Ammiraglio Stanfield Turner, Direttore della CIA dal 1977 al 1991
• Il Generale Maggiore Ed Thompson, Assistente Capo del Personale dell’Intelligence dell’Esercito degli Stati Uniti. In particolare, egli era a conoscenza del fatto che i Russi erano in possesso di tecniche avanzate nell’ambito dei fenomeni metafisici, e se ne servivano per motivi di spionaggio militare nella visione a distanza e nell’ipnosi telepatica a lunga distanza
• Il Sergente Mel Riley (1978-90)
• Il Sergente Lyn Buchanan, il Maggiore Ed Dames e il Colonello John Alexander dell’Intelligence dell’esercito e del Comando della Sicurezza degli Stati Uniti
• L’osservatore remoto di talento Ingo Swann, che fu il primo soggetto a sottoporsi ai test di Puthoff sulle esperienze extracorporee
• Lo scienziato della CIA Richard Kennet, che collaborò con Pat Price e Hal Puthoff
• Keith Harary, osservatore a distanza di talento
• John McMahon, capo dell’Ufficio del Servizio Tecnico della CIA dal 1974 al 1976 e in seguito Vice Direttore della CIA – il quale fu uno dei principali sostenitori della visione a distanza e divenne investigatore in prima persona – si convinse dell’autenticità della visione a distanza quando sperimentò personalmente questo sbalorditivo fenomeno metafisico
• Patrick Price, sensitivo di grande talento, la cui visione a distanza era altamente coincidente con quella di Ingo Swann. Price, attraverso la visione a distanza, descrisse con precisione “i dettagli di una installazione segreta del Pentagono nelle colline del villaggio di Sugar Grove, nella Virginia Occidentale…” Fra le sue funzioni segrete c’erano l’intercettazione di telefonate intercontinentali e il controllo dei satelliti spia degli Stati Uniti. Grazie alla sua visione a distanza, Price fu anche estremamente accurato nel penetrare nell’installazione russa del Monte Narodnaya, nella regione remota dei Monti Urali settentrionali. La CIA confermò la precisione della visione a distanza di Price.
In questo campo, il sito Internet più completo, dotato di un gran numero di collegamenti ipertestuali ad articoli giornalistici specialistici e saggi accademici scritti dalle maggiori autorità in materia, è quello di Joseph McMoneagle.
Psychic  Warrior
Il Maggiore David A. Morehouse, ufficiale pluridecorato dell’esercito degli Stati Uniti, dal 1987 al 1991 venne assegnato a diversi programmi di alto livello ad accesso speciale nel Comando di Sicurezza dell’Intelligence dell’Esercito degli Stati Uniti e nell’Agenzia per l’Intelligence della Difesa. Nel suo libro del 1996 Psychic Warrior – The True Story of the CIA’s Paranormal Espionage Program (Guerriero Metafisico – La Storia Vera del Programma di Spionaggio Paranormale della CIA) egli cita delle figure chiave del programma:
Il segreto è stato rivelato: la visione a distanza esiste, funziona ed è stata sperimentata, provata e utilizzata dai servizi segreti per oltre vent’anni. Le recenti ammissioni del Governo (degli Stati Uniti) riguardanti l’uso di strumenti bellici di carattere metafisico sono una testimonianza cruciale e inconfutabile del fatto che ciò che ho detto adesso è la verità. Il governo della nazione più potente di questa terra ha ammesso di essere a conoscenza del fatto che gli esseri umani possono trascendere il tempo e lo spazio per vedere persone, luoghi, cose ed eventi distanti, e che è possibile riferire informazioni ottenute in tal modo. Spero comprendiate il significato di questa informazione (Morehouse 1996).
Morehouse sostiene pure di avere avuto, insieme ad altri osservatori remoti, contatti regolari con esseri dell’Aldilà. Vedi Psychic Warrior e l’ intervista (in lingua inglese). Nel suo saggio CIA-Initiated Remote Viewing At Stanford Research Institute il Dott. Hal Puthoff, direttore del programma iniziale di ricerca sulla visione a distanza, svela alcuni dettagli dei risultati integrati del programma che, a suo avviso, forniscono la prova inequivocabile della capacità umana di accedere ad eventi distanti sia nel tempo che nello spazio.
Mi stupisco del fatto che questo progetto, per forza di cose segreto, sia stato portato avanti per così tanto tempo dall’esercito degli Stati Uniti senza incontrare la forte opposizione dei materialisti, delle religioni istituzionalizzate e dei fondamentalisti. Chiaramente, i militari e le agenzie di spionaggio hanno deciso che la visione a distanza oggettivamente provata trascendesse qualunque obiezione basata sulle convinzioni religiose soggettive dei fondamentalisti e delle chiese istituzionalizzate.
Secondo diverse fonti, la CIA intraprese il programma sulla visione a distanza su richiesta del Congresso degli Stati Uniti e vide interrotti i suoi finanziamenti nel 1995. La ragione ufficiale di ciò fu l’opinione contraria di due scienziati. Tuttavia, secondo il libro di Joseph McMoneagle, Mind Trek (Spedizione della mente) del 1997, a questi scienziati non venne mostrato il 99% dei risultati documentati degli esperimenti sulla visione a distanza, che erano e sono ancora archiviati, venne loro impedito di parlare con gli osservatori a distanza e con i direttori del progetto e non venne dato loro alcun mezzo per valutare l’operatività delle informazioni che vennero loro comunicate (1997: 218-229).
La visione a distanza diventa un affare commerciale
Molti degli osservatori a distanza precedentemente coinvolti nel programma militare oggi mettono le loro capacità a disposizione di imprese private e possono essere contattati presso il Cognitive Sciences Laboratory (CSL) con sede in California.
Ed Dames, ex osservatore a distanza dell’esercito statunitense e oggi presidente della sua società commerciale di visione a distanza, che lavora per conto dell’intelligence americana, sostiene che i suoi clienti non sono tenuti a sborsare un centesimo se i risultati non sono accurati. Egli afferma che durante la Guerra del Golfo la sua società ha intrapreso con successo operazioni di visione a distanza per conto di agenzie di intelligence. Ed Dames dichiara, tra l’altro, “Quando dei generali dell’esercito chiedono di sapere da dove vengono i nemici, occorre fornire loro informazioni estremamente precise” (Dames 2000).
Da quando la visione a distanza è divenuta di pubblico dominio, ha dimostrato la sua efficacia sul mercato – al momento in cui scrivo (2001) il motore di ricerca Google fornisce più di 610.000 risultati per il termine “remote viewing” (visione a distanza, n.d.t.).
Una minaccia militare?
Realisticamente, nessuno sa con certezza chi abbia fatto più progressi nell’ambito della visione a distanza. Per esempio, secondo Tim Rifat (1999), è noto che i militari e le agenzie di intelligence di Russia e Cina sono molto avanti in questo campo. Ingo Swann, per molti anni in prima linea nella ricerca sulla visione a distanza, sostiene che i russi hanno venduto le loro conoscenze ad altri Paesi:
Diverse fonti piuttosto attendibili mi hanno informato del fatto che due importanti nazioni stanno facendo progressi nelle applicazioni dell’ energia psichica, una delle quali è la visione a distanza. Si ritiene che anche una terza nazione più piccola, ben nota per il suo odio nei confronti dello stile di vita americano, del quale non fa mistero, stia facendo progressi in questo campo. Credo a queste fonti, perché sono a conoscenza del fatto che la Russia postcomunista ha venduto per ben tre volte, in cambio di grossissime somme di denaro, i segreti metafisici sovietici allo scopo di reperire la valuta straniera di cui ha bisogno. Vedi le Affermazioni di Ingo Swann sulla Visione a Distanza rilasciate il 1° dicembre del 1995 (in lingua inglese).
Il fatto che i sovietici fossero all’avanguardia in questo campo era stato rivelato nel libro di Martin Ebon del 1983 Psychic Warfare: Threat or Illusion? (Guerra metafisica: minaccia o illusione?). Swann sostiene che “Tra il 1969 e il 1971 fonti dei servizi segreti americani iniziarono a scoprire e a confermare che l’Unione Sovietica era pienamente coinvolta nella cosiddetta ricerca metafisica. Nel 1970 si scoprì che i sovietici vi investivano circa 60 milioni di rubli all’anno, e oltre 300 milioni nel 1975 (Swann 1995). E fu per fronteggiare questo programma, afferma, che si diede vita al Programma Americano sulla Visione a Distanza.
I poteri metafisici della Cina – Gli osservatori a distanza e i superpsichici.
Chiunque sappia qualcosa di metafisica rimarrebbe profondamente sorpreso da quello che i cinesi sono riusciti a fare. Ma il governo cinese ha lasciato filtrare solo delle informazioni limitate sul reale potere dei suoi supersensitivi.
Ripeto, nessuno sa realmente quanto siano realmente avanzate le principali potenze nel campo della visione a distanza. È logico che tutti i progressi fatti nel campo della visione a distanza siano da considerare materiale segretissimo.
Tuttavia, le informazioni limitate di cui disponiamo sono più che sufficienti a capire che la Cina, dal punto di vista metafisico, è probabilmente più avanti degli Stati Uniti, della Russia e di qualunque altro Paese che rappresenti una potenziale minaccia per la sicurezza nazionale americana, e questo fatto può costituire motivo di allarme.
Occorre ricordare che il governo cinese finanzia i fenomeni metafisici – e tratta i suoi sensitivi più dotati come “tesori nazionali”. Promuove, inoltre, un programma attivo di reclutamento dei sensitivi realmente dotati. Si comincia alle elementari con i programmi di selezione e di addestramento rivolti a coloro che mostrano doti metafisiche. A causa della sua vasta popolazione, è ragionevole attendersi che in Cina ci sia un numero di sensitivi più elevato che in qualunque altro posto al mondo.
I cinesi sostengono di avere superpsichici come Zhang Baosheng che sarebbero in grado di accelerare la struttura molecolare del loro corpo per penetrare, a proprio piacere, attraverso oggetti solidi – come pareti in muratura. Sostengono pure di avere osservatori a distanza di grande talento. Ciò vuol dire che i cinesi sono certi di avere sensitivi di grande talento capaci di leggere documenti riposti in luoghi sicuri (Dong e Raffill 1997). Vedi la recensione (in inglese) del libro China’s Super Psychics (I Superpsichici della Cina).
Nel loro libro, China’s Super Psychics (I Superpsichici della Cina), Paul Dong e Thomas E. Raffill sostengono:
La vasta popolazione della Cina, incoraggiata da un governo che promuove assiduamente la ricerca metafisica, ha sviluppato una percentuale insolitamente elevata di praticanti con capacità metafisiche. Si stima che ci siano oggi in Cina cinquemila bambini sensitivi, da trecento a cinquecento sensitivi adulti e più di trenta superpsichici.
Per colpa di quegli scettici dalla mentalità chiusa che vogliono escludere i fenomeni metafisici dalle priorità della sicurezza nazionale, il risultato inevitabile sarà quello di lasciare l’Occidente impreparato – il che potrebbe avere conseguenze devastanti. L’Occidente vuole forse correre i rischi di una tale omissione?
Con assoluta certezza, laddove ci siano fenomeni metafisici avanzati, si troveranno prove dell’esistenza di una vita dopo la morte – le due cose sono inevitabilmente connesse fra loro.