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lunedì 22 marzo 2010

Masso o Musicoterapia??

I massaggi sono un vero toccasana contro lo stress, ma non più di una semplice seduta di rilassamento e respirazione profonda praticata da sdraiati, con una musica rilassante di sottofondo. Questo è quanto emerge da una nuova ricerca pubblicata sulla rivista internazionale Depression and Anxiety.
“Siamo rimasti molto sorpresi dallo scoprire che i benefici del massaggio non erano superiori a quelli ottenuti con lo stesso numero di sessioni di termoterapia o ascoltando una musica rilassante” ha dichiarato Karen Sherman del Group Health Research Insitute di Seattle, a capo dello studio. “Ciò suggerisce che i benefici del massaggio potrebbero essere dovuti a una risposta di rilassamento generale dell’organismo”, conclude la ricercatrice.
Nel loro studio, i ricercatori statunitensi hanno affidato 68 soggetti alle mani di un massaggiatore esperto, il quale ha sottoposto loro a una serie di 10 sedute di massaggio per un periodo di tre mesi, oppure a due diversi trattamenti di controllo consistenti in: 10 sedute di termoterapia con asciugamani caldi o in una tecnica di rilassamento e di respirazione profonda praticata da soli con un sottofondo musicale.
Dai risultati è emerso che tutti i soggetti mostravano una riduzione dei livelli di ansia pari a circa il 40% dopo tutti e tre i trattamenti, con un miglioramento del loro umore e dei loro sintomi depressivi. Secondo gli autori, una semplice tecnica di rilassamento in una stanza al buio, con una musica soft di sottofondo, rappresenterebbe una strategia molto efficace ed economica per tutti coloro che soffrono di disturbi d’ansia e che non hanno nessuna intenzione di sottoporsi ai massaggi.

martedì 16 marzo 2010

Telepatia, lavoro da neuroscienziati

Gli scienziati inglesi dell’Ucl sono riusciti a “leggere” la mente di alcuni volontari e capire quale di tre film appena visti stessero ricordando  “Ti leggo nel pensiero”. A dirlo potrebbero presto non essere più esclusivamente sedicenti maghi ma anche seri neuroscienziati. Uno studio pubblicato su Current Biology mostra infatti che un gruppo di ricercatori dello University College di Londra è riuscito a capire quale di tre film appena visti i volontari stessero ricordando, studiando le risonanze magnetiche del loro cervello. Esattamente un anno fa lo stesso team di ricercatori aveva condotto un altro studio nel quale, esaminando l’attività cerebrale di una persona, ne hanno potuto individuare l’esatta posizione in uno spazio virtuale. La ricerca di oggi, secondo la coordinatrice dello studio Eleanor Maguire, compie un passo avanti. In questo caso, infatti, i ricercatori sono riusciti a “leggere” nel cervello dei partecipanti un pezzo di memoria episodica: quella raccolta di eventi quotidiani che costituisce la biografia di una persona. Questo tipo di memoria è molto più complessa di quella spaziale e quindi più difficile da “crackare”. Per riuscirci, i ricercatori hanno mostrato a dieci persone tre diversi e brevissimi cortometraggi. Ciascun filmato rappresentava una diversa attrice impegnata in una scena simile (per esempio imbucare una lettera o buttare un bicchiere di plastica nel cestino). Dopo ogni visione gli scienziati hanno sottoposto ogni volontario a una scansione dell’attività cerebrale mentre questi richiamavano alla memoria le immagini appena osservate. Successivamente i ricercatori hanno chiesto a ognuno di ricordare uno dei tre filmati, a piacere e contemporaneamente hanno effettuato una risonanza magnetica funzionale del loro cervello. Le immagini così ottenute sono state inserite in un computer e analizzate con un programma messo a punto proprio per confrontare scansione e risonanza e individuare lo schema dell’attività celebrale associato al ricordo di ogni film. I ricercatori in questo modo sono riusciti a capire quale film stava ricordando ogni partecipante e a localizzare l’area del cervello coinvolta nel processo. “Siamo riusciti a osservare l’attività cerebrale di una specifica memoria episodica, a individuarne le tracce”, ha raccontato entusiasta Maguire. “Inoltre abbiamo confermato che questi ricordi ‘risiedono’ nella zona dell’ippocampo. Ora che sappiamo dove si trovano, abbiamo la possibilità di capire come sono immagazzinati e come possono cambiare nel tempo”. Lo studio ha anche mostrato che le tracce neuronali delle memorie (ovvero dell’attività delle cellule coinvolte nel ricordo di un episodio) sono stabili e quindi prevedibili. fonte galileonet.it  -  La telepatìa, detta anche trasmissione del pensiero, è la ipotetica capacità di comunicarecon la mente, cioè senza l’utilizzo di altri sensi o strumenti.Il termine “telepatia” venne introdotto nel 1882 da Frederic William Henry Myers e deriva dal greco τηλε, tèle (lontano) e πάθεια, pàtheia (sentimento). Come la precognizione e la chiaroveggenza, la telepatia fa parte delle cosiddette percezioni extrasensoriali o ESP e più in generale, di quello delle presunte “facoltà paranormali”. Rientra nel campo di indagine della parapsicologia. I primi studi su questa presunta facoltà paranormale furono condotti dalla Società per la Ricerca Psichica di Londra, verso la fine dell’Ottocento. Il primo laboratorio di parapsicologia fu costituito negli anni 1930 negli Stati Uniti d’America, quando il pioniere della parapsicologia Joseph Rhine della Duke University di Durham (Carolina del Nord) condusse numerosi esperimenti, con l’ausilio ad esempio delle carte Zener, per accertare l’effettiva realtà della telepatia. Un esempio degli esperimenti con le carte è la serie Pearce-Pratt (dal nome rispettivamente del soggetto, lo studente Hubert Pearce, e dello sperimentatore, J. Gaither Pratt). Secondo quanto riportato da Rhine, nell’arco di oltre 300 esperimenti, Pearce avrebbe ottenuto una media di 9,9 successi per prova su 25. In una serie di 4 esperimenti, si ebbero 558 successi su 1.850 prove: l’aspettativa casuale era nettamente inferiore. Martin Gardner rileva che i risultati di Rhine non furono mai duplicati; Rhine più volte riprovò l’esperimento ma non mostrò mai i dati dei fallimenti. Una completa e dettagliata presentazione degli esperimenti di Rhine è contenuta nel libro Extra-Sensory Perception After Sixty Years (a volte abbreviato come ESP-60), pubblicato nel 1940. L’opera fu accolta con interesse e recensita da varie riviste di psicologia, e nell’anno accademico 1940-1941 fu perfino adottata come libro di testo per corsi introduttivi di Psicologia a Harvard. Secondo una concezione filosofica indiana antica e parzialmente rimodernata, la comunicazione telepatica, si effettuerebbe attraverso una immensa rete di cui le persone costituirebbero le maglie, rete che comprende l’universo e nella quale il sensitivo è collegato con le altre parti e ogni cosa è collegata con il tutto. Negli anni sono state condotte diverse sperimentazioni volte a dimostrare l’esistenza della telepatia. Se da un lato i parapsicologi affermano che dei risultati sono stati prodotti dall’altro la comunità scientifica critica la stessa esistenza di tali risultati che sono da imputare a errori di metodo se non a vere e proprie frodi. Nei primi anni sessanta il parapsicologo Charles T. Tart ricercatore dell’Istituto di Scienza Noetica condusse un esperimento: « La persona A viene introdotta in una camera di deprivazione sensoriale e collegata elettricamente in modo da rilevare le onde cerebrali, la resistenza della pelle, il ritmo cardiaco, l’attività muscolare e le variazioni del respiro. La persona B viene introdotta in un’altra camera analoga, viene anch’essa collegata e colpita a intervalli casuali da scosse elettriche. Viene poi chiesto alla persona A di indovinare esattamente quando la persona B riceve la scossa» I risultati, stando a quanto riporta Tart, furono i seguenti: le ipotesi coscienti di A “non mostrarono alcuna relazione con gli eventi reali”. Invece, i suoi “tracciati presentavano variazioni fisiologiche significative proprio in corrispondenza dell’istante in cui B riceveva la scossa. La conclusione: “Possiamo affermare che l’evento non viene registrato dalla ‘mente cosciente’ del soggetto, il quale, invece, è evidentemente cosciente dell’evento, a un livello biologico fondamentale. A quanto pare il corpo del soggetto sa di questi avvenimenti dei quali, invece, non è a conoscenza lo strato alto del cervello” e discusso da Joseph Chilton Pearce in Exploring the Crack in the Cosmic Egg).» Negli anni settanta un altro parapsicologo americano, Charles Honorton, si interessò di telepatia introducendo una nuova metodologia di studi, chiamata tecnicamente Ganzfeld (dal tedesco “campo uniforme”). Negli esperimenti di Honorton un soggetto (“percipiente”) veniva isolato sensorialmente applicando ai suoi occhi due mezze palline da ping-pong e alle sue orecchie una cuffia che emetteva un “rumore di fondo”. In queste condizioni di deprivazione sensoriale, il soggetto doveva cercare di recepire immagini o informazioni inviate da un’altra persona (“agente”) posta in un’altra stanza. Anche Honorton pensava di aver trovato risultati statisticamente positivi a favore dell’esistenza della telepatia, ma di nuovo le critiche furono numerose. In particolare, lo psicologo scettico Ray Hyman intavolò un serrato dibattito con Honorton, rifiutando le conclusioni di quest’ultimo e la significatività dei risultati. Le critiche di Hyman vertevano sul fatto che i resoconti degli esperimenti non descrivevano protocolli ottimali né i dati erano accompagnati dalle appropriate analisi statistiche. Hyman presentò quindi un’analisi in cui si sosteneva che i risultati positivi degli esperimenti erano da imputare a tre difetti (errata randomizzazione della scelta del target, errore nella randomizzazione delle procedure di giudizio e insufficiente documentazione). Honorton da parte sua sottopose lo studio di Hyman a un esperto di statistica (David Saunders) che affermò che lo studio di Hyman era errato poiché si fondava su pochi casi e che aveva sbagliato nella procedura di analisi. In un comunicato congiunto pubblicato nel 1986, Honorton e Hyman concordarono nell’affermare che i dati complessivi “non possono ragionevolmente essere spiegati dalla pubblicazione selettiva o dalle analisi multiple” e che per potere trarre delle conclusioni gli esperimenti andavano replicati. Nello stesso comunicato, i due proposero standard metodologici più stringenti ai quali i futuri esperimenti si sarebbero dovuti conformare. Nel 1999 Milton e Wiseman hanno pubblicato un articolo che sottolineava la non replicabilità dei risultati di Bem e Honorton. La comunità scientifica ad oggi non ritiene provata l’esistenza della telepatia. Gli scettici da parte loro affermano che gli esperimenti che evidenzierebbero l’apparente esistenza della telepatia sono il risultato di auto-convincimento o di veri e propri imbrogli. Nella comunità parapsicologica invece c’è un largo consenso sulla affermazione che taluni fenomeni telepatici sono esistenti e reali. Sia i parapsicologi che gli scettici concordano sul fatto che molte manifestazioni presentate come prove di telepatia altro non sono che frutto di tecniche quali il cold reading. Gli scettici aggiungono inoltre che non è stata ancora elaborata una tecnica in grado di dare risultati staticamente significativi. Questa mancanza di riproducibilità del fenomeno spinge a concludere che non esiste prova dell’esistenza di tali poteri telepatici , ponendo altresì l’accento su tutti quei casi in cui si sono scoperte falle ed errori negli esperimenti oltre che, più raramente, delle frodi.  N.D.R






venerdì 12 marzo 2010

Stati Alterati di Coscienza

In senso neurologico il cervello e’ formato da una rete di cellule nervose, i neuroni, che trasmettono le informazioni con un sistema elettro-chimico che potremmo paragonare a una serie di scariche elettriche che percorrono delle vie neuronali fino a bombardare determinate aree del cervello.
In questa trasmissione elettrica, il cervello puo’ emettere varie frequenze elettromagnetiche e qualunque neurologo sa che ad ogni fascia frequenziale corrisponde un certo tipo di attivita’ mentale, che puo’ andare dallo stato di coma fino all’eccitazione creativa del genio.
In tal senso si parla di onde BETA, o veloci, da 21 a 14 picchi al secondo, connesse alle attivita’ razionali e corrispondenti al lavoro della mente che pensa in stato di attenzione o vigilanza. Ci sono poi le onde ALFA, meno veloci, da 14 a 7 cicli al secondo, legate all’intuizione e alla creativita’, che emergono quando la mente pensante si riposa ed entra in uno stato di tranquillita’: RILASSAMENTO, DORMIVEGLIA o MEDITAZIONE; abbiamo poi le onde TETA, molto piu’ lente, onde del SONNO, che scendono dai 7 a 4 cicli al secondo; ancora piu’ bassa e’ la fascia delle onde DELTA, sonno profondissimo o stato vegetativo, da 4 a mezzo ciclo, qui troviamo il COMA o l’ESTASI, e gia’ e’ abbastanza sconcertante che lo stato di minore attivita’ cerebrale, il coma, corrisponda allo stato di maggiore attivita’ paranormale, che e’ appunto l’estasi.

Si dice che normalmente siamo in uno STATO DI COSCIENZA ORDINARIA, stato di veglia lucida o sonno normale.

Gli stati modificati di coscienza, ovvero GLI STATI DI COSCIENZA STRAORDINARIA, si possono avere solo eccezionalmente e moltissimi non ne hanno mai avuti nella loro vita. Possono essere di vari tipi, OBE, ipnosi, trance, estasi, allucinazioni, visioni ed esperienze paranormali in genere. ‘Para’ vuol dire che sta ‘al di la’’, in questo caso al di la’ dell’esperienza psichica ordinaria, cioe’ comune a tutti.
Alcuni hanno una facilita’ quasi congenita verso questo uso della mente, altri non lo hanno mai attivato, altri infine vi capitano raramente e ne restano scioccati. Alcuni sperimentano questi stati come squilibranti o patologici o comunque fortemente anomali e inquietanti. E’ stato il mio caso ed io non ho fatto altro che cercare di eliminare queste esperienze per 29 anni finche’ ci sono riuscita. Ma ci sono persone che li hanno dalla nascita o vivono nelle culture giuste e sono abituati ad essi perche’ costituiscono un loro modo abituale di usare la mente.
Queste persone esistono da tempo immemorabile e sono state chiamate con vari nomi: santi, guru, sciamani, stregoni, maghi, veggenti ecc. e in genere sono stati onorati dai loro gruppi sociali che li hanno usati per la terapia o la veggenza. Noi facciamo eccezione, perche’ il materialismo occidentale ha scelto di basarsi sulle scienze fisiche, su cio’ che e’ visibile e ripetibile, imponendo un vero monopolio cognitivo alla mente, al punto da demonizzare chiunque la usi in modo diverso, cosi’ che la stessa Chiesa cristiana, e in particolare quella cattolica, ha rinnegato il paranormale persino in ambito religioso, rendendo difficile la vita dei santi, che spesso sono dei medium diretti dalla fede.

Riteniamo che la distinzione tra CERVELLO e MENTE sia importante, pensiamo che il cervello organico non esaurisca la mente ma ne sia uno strumento funzionale, come un telefonino o un pc, che possono portare la voce o il pensiero di un soggetto ma stanno su un piano inferiore e strumentale, sul piano della materia. Secondo la mia opinione e le mie esperienze, il cervello e’ una cosa e la mente un’altra, e la mente puo’ esistere anche senza o fuori il cervello.
Del resto basta aver avuto anche una sola esperienza di OBE per sapere che la mente puo’ esistere fuori dal corpo, anzi e’ piu’ libera e percepisce diversamente.
Se accettiamo questo punto di vista, risulta chiaro che la macchina cervello non esaurisce le possibilita’ della mente ma e’ solo un sistema d’uso, come in un computer.
Da una parte ho l’hardware e dall’altra il software. Con l’avvertenza che nel caso della mente, questa puo’ funzionare anche senza l’hardware.

COORDINATE DELLA MENTE LOGICA: SPAZIO E TEMPO

Quello che possiamo notare subito e’ che negli stati straordinari di coscienza cambia il modo con cui viene percepita la realta’. In particolare risultano modificate le coordinate cognitive di SPAZIO e TEMPO.
I matematici sanno quanto sia importante stabilire le coordinate di base, perche’ da esse dipende una certa lettura matematica del reale. E se si cambiano queste coordinate, cambia anche la realta’ conseguente. Cosi’ essi sono in grado di ipotizzare realta’ a 3 dimensioni, a 4, 5 ecc.
Einstein impresse una svolta radicale alla fisica aggiungendo il tempo alle 3 dimensioni di base: lunghezza, larghezza e profondita’. Aggiungendo il tempo si scoprivano variazioni della realta’ altrimenti insospettabili.
Per es., se si prendevano due gemelli e se ne mandava uno nello spazio a una velocita’ prossima a quella della luce, via via che la velocita’ dell’astronave aumentava rallentava il tempo del pilota, cioe’ si arrestava il suo invecchiamento. Cosi’, se questi tornava sulla Terra dopo un lungo viaggio nello spazio, risultava piu’ giovane del suo gemello rimasto sulla Terra.
Il prof. Subhash Kak, dell’universita’ della Luisiana, presenta il fatto cosi’: “Se il gemello a bordo della nave spaziale si reca sulla stella piu’ vicina al nostro pianeta, che dista 4.45 anni luce, viaggiando all’86% della velocita’ della luce (300.000 km al secondo), rientrando sul pianeta Terra risultera’ invecchiato di 5 anni mentre il gemello rimasto a terra sara’ invecchiato di 10 anni!”
Insomma viaggiare nello spazio ci mantiene giovani.

Per capirsi e’ importante avere gli stessi punti di riferimento, non solo nei viaggi nello spazio ma anche nella percezione della realta’ o anche nella conversazione comune.
Spazio e tempo sono le coordinate abituali del conoscere con cui da migliaia di anni ci hanno insegnato in Occidente a inquadrare la realta’. Ma quello che percepiamo e’ una visione relativa, non assoluta, una visione culturale. Cosa ci sia in assoluto non lo sappiamo. I filosofi hanno coniato un termine, NOUMENO, per indicare la realta’ assoluta non conoscibile, la realta’ in se’, che si contrappone a FENOMENO, che indica la visione del reale relativo al nostro modo ordinario di conoscere. Quella che chimiamo realta’ e’ solo una particolare visione fenomenica.
Il nostro conoscere e’ il frutto di un lunghissimo condizionamento mentale, ereditario e ambientale, che ci ha programmato in un certo modo, per cui non sapremo mai com’e’ la realta’ in se’, possiamo solo elaborarla come ci hanno insegnato a fare. Quello che vi prospetto e’ la possibilita’ di elaborarla anche in modi diversi.
L’ambiente e la cultura ci hanno programmati in un certo modo e noi usiamo il cervello di conseguenza. Ma un diverso ambiente e una diversa cultura avrebbero potuto programmarci in un modo diverso e avremmo una diversa elaborazione della realta’.
Questa differenza risulta chiara quando contattiamo culture molto diverse dalla nostra, in particolare culture che sono rimaste isolate per lungo tempo e non si sono omologate alla cultura occidentale, per es. una tribu’ da poco scoperta dell’Amazzonia ecc.
Noi siamo come dei computer, siamo programmati e agiamo secondo il programma ricevuto. Non esiste nulla nella mente umana che non sia programmato culturalmente, che non sia frutto di un condizionamento. Gia’ quando nasciamo, le nostre cellule hanno subito un imprinting ereditario che poi prosegue con gli influssi della cultura in cui siamo immersi.
La cultura e’ una manipolazione lenta e sottile che procede per migliaia di anni e di cui non ci accorgiamo nemmeno. Noi nasciamo gia’ programmati in un certo modo in via ereditaria, poi gli insegnamenti, l’educazione diretta e indiretta, scolastica e ambientale, l’esempio, i veti e le sollecitazioni fanno il resto.
Quando possiamo confrontare culture molto diverse, ci rediamo conto come il cervello possa essere programmato in molti modi e come certi canali possano essere stati aperti o chiusi o le stesse funzioni percettive possano essere usate anche in modi opposti.
Un indio dell’Amazzonia, abituato a sapere fin dalla nascita che la selva e’ abitata da spiriti, non fara’ nessuna fatica a vederli, perche’ ha sviluppato dei canali percettivi adatti a questo, in un europeo questi canali sono stati accuratamente chiusi, per cui se egli di colpo vedesse uno spirito penserebbe di essere pazzo o di essersi sbagliato, manca l’imprinting culturale di elaborazione del dato. Per cui per certe cose un indio sembrera’ uno sprovveduto rispetto a un occidentale, per altre sara’ in grado di fare atti o avere percezioni che un occidentale nemmeno si sogna. Vivere in una certa cultura vuol dire essere modificato da essa, per cui certe funzioni saranno valorizzate, altre represse, certi canali saranno attivati, altri no.
Noi occidentali abbiamo represso o inibito molte delle nostre potenzialita’, la chiaroveggenza, la telepatia di gruppo, la simbiosi con la natura, la comunicazione con le intelligenze non visibili ecc. Il programma semnra non esserci, non funziona, ma potrebbe esistere a livello latente e potenziale. La materia ha divorato tutto.
Siamo, come diceva Jung, poveri d’anima. L’anima l’abbiamo proprio repressa, grazie ad una scienza materialista e monopolistica e ad una chiesa mirata solo alla primazia politica e alla prevaricazione ideologica; da una parte siamo avanzati nel progresso logico e tecnologico, dall’altra siamo regrediti nella nostra parte spirituale. per dirla coma un induista: vediamo i corpi grossolani, perdiamo quelli sottili.
Ogni cultura ha i suoi modi di percepire il mondo e li tramanda, programmando i suoi membri. Ogni cultura ha la sua visione della realta’ e la impone come assoluta. E’ anche questo un modo per gestire il potere. E tutta la struttura cognitiva con cui percepiamo il mondo non e’ innata ma indotta.

In Occidente le coordinate base della mente ordinaria sono lo SPAZIO e il TEMPO: lo spazio e’ esteso, al modo della geometria, per cui se sono qui non posso essere altrove; il tempo e’ lineare, al modo dell’aritmetica, progressivo, unidirezionale, per cui prima viene A poi B e cosi’ via, cosi’ come prima viene 1 poi 2 ecc..
E’ un modo di conoscere relativo, indotto, programmato, che produce una certa visione del mondo. Quando qualcosa contraddice questa visione noi la rifiutiamo, per es. quando un oggetto e’ qui ma contemporaneamente anche altrove (bilocazione), o quando ci appare il tempo futuro che, essendo futuro, non potrebbe logicamente essere visto ora.
Eppure la mente di un aborigeno australiano, che e’ programmata in modo diverso, vede in modo diverso e non se ne meraviglia. Per es. egli puo’ vedere il futuro: se i cacciatori partono per la caccia, puo’ vedere prima quale preda incontreranno; se un visitatore e’ in arrivo puo’ vederlo all’orizzonte molte ore prima che realmente arrivi. Il modo di funzionare della sua mente ci sembra bizzarro, perche’ non ha il concetto di tempo lineare ne’ di spazio esteso, che sono i nostri capisaldi. Eppure molti operatori sociali o missionari che sono stati a lungo contatto con gli Aranda o tribu’ simili hanno testimoniato queste capacita’.
Dobbiamo capire che le coordinate della mente possono essere molte, non solo quelle che conosciamo. La mente puo’ essere programmata in modi diversi. Alcuni di essi possono aprire altri livelli di coscienza, in cui per esempio lo spazio non e’ esteso ma contratto e si puo’ essere qui ma anche altrove (bilocazione) o essere visti in due luoghi diversi nello stesso istante come avveniva a padre Pio, o in cui il tempo non procede nel modo unidirezionale che conosciamo, in avanti, ma puo’ invertire il suo corso e far vedere subito il futuro o svelare aspetti ignoti del passato (preveggenza o chiaroveggenza).
Immaginate che queste facolta’ costituiscano un certo programma mentale, questo puo’ essere indotto culturalmente (l’aborigeno australiano) o puo’ essere latente e mettersi a funzionare anche in un occidentale, possono essere in lui sin dalla nascita o apparire di colpo dopo un trauma. E’ un programma mentale che produce quelle situazioni che abbiamo chiamato STATI MODIFICATI DELLA MENTE, modificati rispetto alla standard culturale occidentale, in quanto diversi dalla norma.
In Occidente constatiamo il funzionamento di questi programmi ‘altri’ della mente nella vita dei santi o dei sensitivi.

La cosa curiosa e’ che anche la fisica comincia a interessarsi ad essi, con parecchi interrogativi perche’ gli scienziati hanno ovviamente serie difficolta’ a inserire i fatti ‘anomali’ nel quadro scientifico tradizionale.
Per es., la fisica nucleare ha scoperto che, se due elettroni fanno un lavoro comune e poi vengono allontanati, resta tra loro un legame che porta a una conoscenza diretta condivisa, cosi’ che, se si sollecita uno con una informazione (per es. gli si da’ un tot di calore), anche l’altro, ovunque sia, riceve la stessa informazione.
Essi formano una DIADE TELEPATICA, come la madre col figlio, sembrano due oggetti distinti e separati ma si comportano come fossero una sola unita’ cognitiva, in cui l’apprensione di un dato si accende nello stesso momento, indipendentemente dalla distanza, come se la distensione spaziale fosse una illusione percettiva ed essi partecipassero a una memoria comune non solo per il passato ma anche per il presente. E se si pensa che tutte le particelle che formano il pianeta Terra derivano da un big bang originario e dunque hanno partecipato a uno stesso immane lavoro cosmico comune, possiamo ipotizzare che a un certo livello tutto cio’ che esiste nell’universo sia in contatto telepatico e che l’universo possa essere un’unita’ di memoria condivisa.

Dunque ci sono legami che sono indipendenti da spazio e tempo e riguardano un altro livello di realta’ in cui valgono partecipazioni piu’ profonde che dovrebbero essere lette secondo altre coordinate, non lo spazio e tempo che conosciamo, ma, per esempio, L’ANALOGIA E IL SIGNIFICATO.
In parapsicologia vediamo che, se a un figlio accade qualcosa di grave, la madre spesso lo sa subito, con un sogno o una visione, una percezione extrasensoriale o un malessere. La fisica ordinaria non sa spiegare come questo accada e la religione non cerca nemmeno di farlo.
La diade telepatica due-elettroni o madre-figlio e’ un enigma perche’ sta fuori del tempo e non si cura della distanza spaziale Rivela che, da un certo punto di vista, abbiamo due unita’ distinte e separate, ma da un altro una sola unita’ di informazione, in cui un messaggio si accende nello stesso istante nelle due parti, cosi’ come in un organismo una minaccia puo’ essere percepita simultaneamente dallo stomaco (senso di vomito) o dal sistema termico (gelo improvviso) o dal sistema libico (paura).
Se i due poli formano una coppia telepatica, patiscono insieme, vivono le stesse cose insieme, in virtu’ di un legame significativo che ci e’ ignoto, come una coppia di gemelli.

CAMBIARE IL PROGRAMMA MENTALE ORDINARIO

Si potrebbe ipotizzare che l’intero universo sia un organismo, che posso guardare con una mente programmata a distinguere le cose separate o con una mente programmata a vedere le unioni, i collegamenti, le relazioni, le analogie ecc.
In effetti il mio cervello, gia’ sul piano organico, e’ diviso in due emisferi di cui uno e’ specializzato a vedere il mondo in modo logico e separativo usando spazio e tempo, l’altro in modo intuitivo e relazionale usando simbolo e analogia. E l’esame neurologico cerebrale mostra che alcuni hanno piu’ sviluppata la parte logica, altri quella intuitiva. L’occidente ha fatto progredire una cultura che ha sviluppato maggiormente l’emisfero logico ma le differenze individuali persistono.
Ci potrebbe dunque essere un modo di vedere il mondo in cui ogni parte esiste di per se’, slegata dalle altre, e un modo in cui appare chiaro che tutte le parti comunicano tra loro, un mondo che sembra disteso nello spazio e allungato nel tempo, e un mondo sincronico che funziona per significati e analogie e dove il significato e’ ora, qui, istantaneamente, e spazio e tempo sono solo illusioni.
E la nostra mente, variando le sue frequenze, le lunghezza d’onda elettromagnetiche, potrebbe passare da una visione all’altra, da un programma all’altro: la visione spazio-temporale tipica dell’Occidente, o la visione analogica o per significati sincronici, tipica dell’Oriente, ma anche delle culture sciamaniche o dei sensitivi.

“La madre ebbe una visione e disse al marito: “Fabio ha avuto un incidente di macchina, e’ steso su un prato con la gamba rotta, corriamo!” Salirono in auto e lei guido’ il marito nel luogo esatto dell’incidente, dove trovarono il figlio disteso sul prato con una gamba rotta.”
Questa e’ una visione, un sogno ad occhi aperti rivelatore di realta’ che parla per significati.

IL PROGRAMMA DEI SOGNI

Quando impariamo ad analizzare i nostri sogni, appare subito che questo salto dal mondo spazio-temporale a quello simbolico e’ la loro caratteristica. In un sogno e’ il significato che conta, spesso un significato che appare attraverso metafore, simboli, somiglianze, associazioni o analogie, e in cui la successione dei tempi o il modo di presentarsi degli spazi non e’ importante. Il sogno deve essere letto secondo altri codici. Appartiene a un altro programma che occorre conoscere per capirlo.
Il sogno spesso non ha un ordine temporale, puo’ essere letto a rovescio, quello che dovrebbe accadere prima accade dopo, si puo’ partire dal suo punto piu’ importante o emblematico o bizzarro e non dall’inizio (Jung partiva dal particolare anomalo), non rispetta le fedelta’ realistica dei luoghi o di oggetti o persone (ero in una casa ma non era questa di adesso, o era la casa dell’infanzia, era mio marito ma non era proprio lui ecc.).
Il sogno puo’ prevedere fatti futuri (preveggenza) o dirci cose che ci dovrebbero essere ignote (chiaroveggenza) ecc.

Nel sogno, o in una fase alfa prossima al sognare, posso sapere istantaneamente qualcosa, tipicamente la morte, anche se avviene in quel momento da tutt’altra parte, anche se riguarda persone che nemmeno conosciamo.

Anche la fantasticheria puo’ indurre in uno stata alfa prossimo al sogno e aprire la chiaroveggenza.
Poiche’ stento ad addormentarmi, spesso mi faccio delle fantasticherie. In una di queste immaginavo di dare uno spettacolo in cui ero posseduta da anime di cantanti defunte e cantavo con la loro voce davanti a un pubblico che me le aveva richieste. Io sono stonata e mi piacerebbe molto saper cantare, per cui questa fantasticheria notturna soddisfa una mia mancanza e mi piace molto. Cosi’ una notte immaginavo di cantare con la voce di Marilin Monroe, Yma Sumac, la Callas ecc. A un certo punto si interpone una voce nuova, non chiamata, e’ Nilde Iotti. Sorpresa! Io dico: “Ma tu non sei morta!”. “Invece sono morta in questo momento”, dice lei “E vorrei cantare un’ultima volta l’Internazionale.” E Nilde Iotti canta con voce lenta e grave l’Internazionale.
La mattina dopo sono in salotto che spolvero con la tv accesa e sento che Nilde Iotti era morta la notte prima.

Il sogno puo’ essere una via di conoscenza. Il 50% degli eventi paranormali avvengono in sogno, per cui esso puo’ essere la prima via che possiamo esplorare, non solo per leggere meglio in noi stessi, come vuole la psicoanalisi, ma per conoscere fatti ignoti.
In genere noi non sappiamo gestire il sogno e agirlo in modo sciamanico, come una via di conoscenza. Ma altre culture lo fanno e gli sciamani insegnano ai loro apprendisti a muoversi nel sogno come fosse un mondo a parte.
Si parla di SOGNO LUCIDO e gli stregoni lo conoscono bene, che e’ un sogno che non subiamo passivamente come osservatori (cosa che diventa terribile in un incubo), ma in cui un punto di coscienza attivo gestisce il sogno secondo volonta’. Per esempio lo sciamano puo’ entrare in un punto del sogno e passare ad un altro sogno, come all’interno di scatole cinesi. Castaneda nel suo diario di uno sciamano tolteco lavora molto su queste modalita’ del sognare...e il sogno ha sempre un profondo significato nelle comunita’ tribali che lo usano come strumento di conoscenza dell’ignoto, di preveggenza, di diagnosi o terapia, o come strumento per conoscere la volonta’ divina.

ATTIVARE ALTRI PROGRAMMI

Il nostro cervello e’ come un computer che puo’ avere in memoria programmi diversi, per es. sul mio pc ho in programma vari sistemi operativi: Internet Explorer, Firefox, Chrome.. posso passare da uno all’altro, ci sono cose che posso fare con uno ma non con l’altro; ogni programma ha le sue caratteristiche e devo conoscerle. E anche il mio cervello quando sogna usa un programma di elaborazione dati che non e’ lo stesso che usa quando e’ in uno stato di veglia.
Anche qui occorre distinguere la mente dal cervello. Da una parte ho l’hardware, dall’altra il software. L’hardware e’ la macchina, il cervello, la parte organica. Il software uno dei programmi o codici che posso usare.
Per esempio col computer, se sono un architetto, usero’ Autocad, che e’ un programma di grafica molto evoluto che mi permette di produrre disegni bi/tridimensionali in ambito ingegneristico, architettonico, meccanico, etc. Gli stessi non li posso fare con Word ecc.
Se sono un sensitivo, la mia mente e’ in grado di disattivare il programma ordinario e di passare a un altro programma che oltrepassa i dati percettivi e i legami logici tradizionali per un altro tipo di visione. Questa capacita’ di passare da un programma a un altro e’ fondamentale. Non si puo’ pretendere di usarli tutti e due contemporaneamente.

Nei 29 anni in cui ho goduto della chiaroveggenza, quando la applicavo a un visitatore, non lo guardavo, non lo memorizzavo, preferivo che tacesse per non doverlo ascoltare, non gradivo la presenza di altre persone o di rumori ambientali, tutto quello che interferiva con un uso interno della mente, e dimenticavo poi quasi dal tutto quello che vedevo o dicevo, pur non essendo in trance. Questo lo faccio anche ora che questa capacita’ di visione interna (endoscopia di una vita) e’ quasi scomparsa, quasi vuol dire che qualcosa e’ rimasto ma non posso piu’ produrre gli effetti di prima, e anche ora non memorizzo i visi, le storie, i nomi...Tutto passa come su un altro livello. Ma se rivedo la stessa persona anche dopo 20 anni, non ricordo di averla vista, ma riprendo la sua storia dal punto in cui l’avevo lasciata. Non ha lasciato tracce in me su un livello ordinario, ne ha lasciato su di un altro.

Ora, posso essere nata con questa specificita’ (la chiaroveggenza, per es.) o puo’ accadere che in caso di trauma si attivi di colpo un programma latente, cioe’ una capacita’ che esisteva gia’ nella mia mente e che improvvisamente aziona il mio cervello in un certo modo, cioe’ mi apre a certi tipi di percezione non ordinaria, crea nuove sinapsi, collega le cellule neuronali in modo diverso e apre nuove vie neuronali. Il risultato e’ una esperienza che definiro’ ‘straordinaria’ perche’ e’ totalmente diversa dal mio modo abituale di funzionamento cerebrale.

In un computer posso avere programmi molto diversi, di solito essi non comunicano tra loro, tuttavia posso attivare l’uno o l’altro e passare i dati dall’uno all’altro, memorizzandoli in un certo formato, per es, ho un programma di immagini (foto, disegni..), se le metto in formato mpeg le posso vedere in un altro programma, Word, non adatto a vedere immagini, sempre che esso le riconosca.
Lo stesso accade per la mente sensitiva, puo’ avere esperienze che possono essere trasmesse alla mente ordinaria sempre che essa le riconosca, altrimenti andra’ in tilt o le neghera’.
Insomma ci sono cose che la mia mente ordinaria non comprende, perche’ e’ stata programmata a non comprenderle. Ma con un po’ di esercizio posso superare questo gap e scoprire che altre modalita’ della mente sono possibili.

Nel nostro programma ordinario occidentale abbiamo fissato alcuni codici, cioe’ alcuni modi di interpretare la realta’, chiamiamoli paradigmi o coordinate cognitive. TEMPO e SPAZIO sono due di queste.
Ma nel sogno queste due modalita’ saltano. L’incongruenza dei tempi e degli spazi e’ tipica del sogno, per questo non ha senso dire che e’ strano perche’ non rispetta le logiche della lettura ordinaria della realta’. Il sogno sembra strano se letto secondo il codice della veglia, ma non lo e’ se viene letto secondo il proprio codice, esattamente come due programmi diversi del computer.
Il sogno ha le sue logiche che la veglia non conosce. Non e’ una copia della realta’, o puo’ anche riprendere la realta’ ma secondo una lettura diversa, per cui per certi buoni sognatori il sogno e’ gia’ di per se’ una via sciamanica naturale (sha=sapere). Gli stregoni e gli sciamani, spesso usano nelle loro iniziazioni proprio la via del sogno come via di conoscenza ‘altra’ e superiore.
Il sogno non e’ solo “la via regia dell’inconscio”, come diceva Freud, ma una via di conoscenza molto particolare della realta’ in cui usiamo altre coordinate cognitive, come il significato o lo scopo.
Per questo la mente ordinaria puo’ non capire affatto il senso dei sogni e deve impararne il codice di interpretazione.

Nota:
(Questo testo corrisponde parzialmente alla parte teorica di un corso tenuto dalla prof. Viviana Vivarelli a Bologna nel marzo 2009).