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sabato 19 dicembre 2009

Natuzza Evolo di Paravati


Un' intervista dell' '85 alla famosa mistica calabrese, che ha ricevuto le stimmate e il dono della veggenza, l’analfabeta che comunicava con i morti, morta già santa nel (guarda caso!!) giorno di Tutti i Santi, a 85 anni.
In questo video, in pochi minuti viene descritto, da lei stessa, con la sua genuina e spontanea semplicità, il tipo di straordinari eventi di cui è stata protagonista (e, allo stesso tempo, testimone), in tutta la sua intensissima vita spirituale. Nell’aldiqua ha lasciato circa 600 cenacoli sparsi nel mondo (Italia, Europa, Stati Uniti, Australia), la fede di centinaia di migliaia di persone, le loro donazioni. E 10 ettari di cantiere. “Un giorno mi farai una grande chiesa” profetizzò la Madonna a Fortunata Evolo, Natuzza appunto, donna candida e spirituale, alla quale persino il titolato Cicap (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale) ha riconosciuto almeno la buona fede.

Giusto: di fede qui ce n’è tanta. Ed è pure buona.
Restano austeri quelli della fondazione Cuore immacolato di Maria: lo ha certificato la Banca di credito cooperativo nel concedere i primi mutui. “Austeri e semplici come la Mamma ci ha insegnato” precisa Michele Cordiano, prete pure lui colto e sempre diffidente, che della mistica fu padre spirituale, indaffarato a organizzare l’imminente convegno dei giovani natuzziani, il 20 dicembre.
E però un pericolo c’è: anche Paravati è a rischio degenerazioni. C’è il pericolo che anche qui proliferino fenomeni che con la fede nulla c’entrano, come i bingo, le beauty farm, persino i sex shop, il commercio di pentole sui pullman, come è avvenuto in altri luoghi santi, diventati turistici e basta.
Racconta Vincenzo Famà, solitamente missionario in Africa: “Per evitare contaminazioni, ho suggerito ai miei compaesani, tutti fedeli di Natuzza, di aprire attività commerciali, perché loro rispetterebbero sicuramente la memoria della mistica. Invece niente, dicono che la Mamma non capirebbe”.
Per intenderci: a Paravati le riffe, i ricavati di sagre e tornei di calcetto, persino una percentuale degli stipendi finiscono alla fondazione. Ma dopo l’invasione del capoluogo Vibo Valentia, anche a Paravati s’affacciano i cinesi con i loro negozi. E con migliaia di reliquie falsoveggenti.
Natuzza è un marchio che tira, un brand, e già i lestofanti si aggirano nei dintorni. Non lo nasconde nemmeno don Michele: “Noi possiamo garantire soltanto quanto facciamo tra le nostre mura. E comunque, sì, avverto alcuni segnali negativi. C’è chi si è messo a pubblicare e vendere libri su Natuzza con l’intestazione della nostra fondazione. E pure chi ha rubato qualcuno dei nostri barattoli per la raccolta delle offerte”. Anime impure.
Il guaio è che ci vogliono soldi, tanti soldi, per finire le opere della Madonna, almeno una quindicina di milioni di euro. Considerato che la burocrazia regionale ha bloccato “anche i 5 milioni promessi”, dice don Michele, non resta che la via obbligata delle offerte dei fedeli. Il sistema più diffuso, in Italia e nel mondo, sono i salvadanai di latta.
“Porto quello della mia parrocchia di Varsavia” spiega don Riccardo, prete polacco dal fragile italiano. Il grosso è però in Calabria. Qui sono addirittura rari gli esercizi commerciali privi dei barattoli di Natuzza. “Numerati, il volto di Mamma stampato sopra, si ritirano alla fondazione. Una volta pieni, vengono restituiti” raccontano i fratelli baristi Saverio e Valentino. Ma molti soldi si perdono per strada. Spariti, occultati, rubati. E pochi sanno se la ‘ndrangheta, come qualcuno racconta, ha creato un sistema parallelo di raccolta. A fini personali, naturalmente, anzi di clan.
Certo è che la criminalità non fa sconti neppure a Dio. Il racket delle estorsioni ha attentato con fuoco e fiamme alla chiesa in costruzione, l’ultima volta nello scorso mese di aprile, senza alcuna pietà per la Natuzza ancora in vita. E ora s’affaccia sul cantiere della Natuzza “già santa”. I carabinieri di Paravati sono obbligati alla consegna del silenzio, ma vigilano, eccome se vigilano.
Questa è la terra del clan Mancuso. Stando alle informazioni in possesso di Beppe Lumia, ex presidente della commissione parlamentare Antimafia, si tratta della “cosca finanziariamente più importante d’Europa. Ecco perché, come nelle grandi città, a Paravati, frazione di Mileto, 3.200 abitanti sui 7.800 totali del comune, c’è sempre una pattuglia per strada. Giorno e notte.
Nel borgo non c’è soltanto il santo cantiere, la frazione cresce a vista d’occhio, il mito di Natuzza sta moltiplicando gli investimenti pubblici e privati. S’inaugurano a gennaio il centro sportivo e la nuova scuola elementare, raddoppiano le casette a un piano, triplica l’unico albergo. “E altri s’intravedono all’orizzonte” racconta il sindaco Vincenzo Varone, giornalista e volto notissimo delle tv locali.
Amico da una vita del figlio più piccolo di Natuzza, il quinto, Varone è sindaco da sei mesi. Spiega: “Tutto il nuovo piano strutturale comunale ruota attorno alla fondazione. Nell’immediato stiamo per restaurare la casa in cui ha vissuto con la sua famiglia, e nella quale andavo a studiare. Oggi è chiusa al pubblico, un gran peccato”.
E l’assessore all’Urbanistica, Antonio Furci, di rimando: “Parcheggi, strade nuove, l’area archeologica, la segnaletica: la crescita è tutta legata alla nuova chiesa”.
Che poi tutti qui chiamano “la sesta figlia di Natuzza”.
Negli uffici pubblici, nelle scuole, persino nella caserma dei carabinieri, accanto alla foto standard del presidente Giorgio Napolitano, c’è sempre una gigantografia della “già santa”. Albergatori, ristoratori, il proprietario della ferramenta, raccontano tutti di essere stati spinti ad avviare le loro attività da Fortunata Evolo. Un lavoro benedetto, il loro. Maria Evolo, proprietaria con il marito della pizzeria El Fuego, racconta: “Prima c’eravamo solo noi, ora i ristoranti sono tanti”. E la concorrenza? “Sia fatta la volontà di Natuzza”.
È capitato così pure alla fondazione. La tomba di Natuzza è in una spoglia cappella della casa natale, meta continua di lacrime e pellegrinaggi. Nei pressi, dopo essere partita da qualche oggettino per i credenti, la fondazione ha attrezzato un negozio di gadget prodotti “in casa”: dai libri all’olio, dagli anelli “Mezzo cristallo” ai braccialetti “Tutti i Santi”. I prezzi: da 1 a 100 euro. E, periodicamente, provvede alla celebrazione di un concerto per raccogliere fondi, con star musicali e televisive, da Luisa Corna a Gigi D’Alessio. L’ultimo, celebrato il 23 agosto, a molti è sembrato kitsch.
“Ma cosa dovremmo fare?” replica don Pasquale, passato dalla diffidenza al disappunto. “Dobbiamo finire la chiesa, lo ha chiesto la Madonna, mica io. L’unica possibilità sono le donazioni”. E poi, aggiunge don Michele, “siamo pronti a sopportare tutte le critiche pur di finire il lavoro. Però ricordate, voi giornalisti, che se scrivete il falso ne pagherete le conseguenze con chi è sopra di noi”. Natuzza, ovviamente.

(riduzione dal Blog di Panorama.it)

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