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lunedì 13 ottobre 2014

DUE GIGANTESCHE PIRAMIDI FATTE DI CRISTALLO NEI FONDALI DEL TRIANGOLO DELLE BERMUDA


Il Triangolo delle Bermuda è uno dei luoghi più misteriosi, pericolosi e, talvolta, mortali di tutto il pianeta Terra. Per decenni, intrepidi esploratori hanno cercato di risolvere l’enigma che si cela dietro i misteriosi fenomeni generati in questa particolare zona del pianeta.
Lo stesso Cristoforo Colombo registra nei suoi diari strani fenomeni luminosi e malfunzionamenti della bussola. Si racconta di bizzarri eventi meteorologici, sparizioni di navi e di aerei e di altri accadimenti enigmatici che non possono essere liquidati come fenomeni naturali.
Alcuni ricercatori indipendenti, sono convinti che i misteriosi fenomeni del Triangolo delle Bermuda siano causati da una qualche tecnologia antica – o aliena – sommersa nelle profondità dell’Oceano Atlantico, un dispositivo ad altissima energia in grado di creare dei veri e propri portali spazio-temporali capaci di trasportare uomini e cose verso altri mondi e altre dimensioni.
Ora un team composto da esploratori americani e francesi ha confermato, in maniera indipendente, una scoperta incredibile che ai ricercatori è già nota dal 1968: una strutture gigantesca, una piramide di cristallo, forse più grande della Piramide di Cheope in Egitto, parzialmente trasparente, sembra poggiare sul fondo del Mar dei Caraibi e la sua origine, età e scopo sono del tutto sconosciute.
La lunghezza della base della piramide è di 300 metri per 200 e il vertice della piramide si innalza a circa 100 metri dalla base. Una struttura gigantesca, forse più grande della Grande Piramide di Cheope in Egitto.
Sulla cima della piramide ci sono due fori molto grandi, attraverso i quali l’acqua del mare si muoverebbe ad alta velocità generando dei vortici che influenzano fortemente anche la superficie del mare.
I ricercatori impegnati sul luogo ipotizzano che questo movimento vorticoso di acque possa avere qualche effetto sul passaggio di barche e aerei, generando quell’alone di mistero che circonda l’area.
Per quanto riguarda il materiale di composizione, dai risultati preliminari sembrerebbe che questa struttura sia fatta di vetro o di un simil-vetro (cristallo?), in quanto risulta completamente liscia e parzialmente traslucida. Comunque, per maggiori dettagli, i ricercatori rimandano ad uno studio più approfondito che offrirà risultati che al momento è difficile immaginare.

Una scoperta o una ri-scoperta?

In effetti, quella fatta dal team internazionale non è una scoperta ex-novo, ma una conferma di una scoperta avvenuta, quasi per caso, negli anni ’60. Secondo le cronache del tempo, la piramide fu individuata per la prima volta nel 1968 da un medico, Ray Brown, Arizona.
Brown si trovava in vacanza nei Caraibi a fare immersioni con i suoi amici al largo delle Bahamas, in una zona conosciuta come “La Lingua dell’Oceano”, a causa della bizzarra conformazione del fondale marino.
Nel bel mezzo di una immersione, il dott. Brown raccontò di essersi ritrovato solo e mentre tentava di raggiungere i suoi amici, guardando verso il basso, notò una massiccia struttura innalzarsi dal fondo dell’oceano: un oggetto lievemente illuminato dal sole e che sembrava avere la forma di una piramide. Siccome era a corto d’aria, non spese molto tempo a studiare l’oggetto, ma si diresse verso i suoi amici.
Successivamente, nell’estate del 1991, il famoso oceanografo dott. Verlag Meyer, durante una conferenza stampa a Freeport fece una dichiarazione alquanto misteriosa.
Meyer comunicò che durante una scansione con il sonar del fondale del famoso “Triangolo delle Bermuda”, il suo team trovo ben due piramidi gigantesche, più grandi delle Piramidi di Giza, ad una profondità di 600 metri.
Ma il fatto più sconcertante furono le dichiarazioni degli scienziati dell’epoca i quali, una volta osservati i dati e fatte le dovute considerazioni, affermarono che la tecnologia per produrre il materiale di costruzione delle piramidi era sconosciuta. Infatti, si trattava di un elemento simile al vetro di grosso spessore.
Quindi le ipotesi erano due: o le piramidi erano state costruite in tempi recenti – circa mezzo secolo fa – con un qualche materiale di ultima generazione, oppure, se si vogliono collocarle in un tempo più remoto, bisogna ipotizzare che non sia di origine umana.

Poche notizie, imprecise e frammentate

Certo che se la notizia dovesse essere confermata anche dai media “ufficiali”, non c’è dubbio che ci troviamo di fronte ad una scoperta sensazionale. Secondo ilsito che ha lanciato la notizia, in Florida si è tenuta una conferenza di approfondimento al quale hanno anche partecipato i giornalisti locali. Eppure, al momento, aleggia una sorta di alone di segretezza o di studiato disinteresse.
Sebbene la scoperta abbia sconvolto gli scienziati di tutto il mondo, pare che nessuno si stia affannando per organizzare una spedizione esplorativa di approfondimento.
La vicenda è molto simile a quella dell’UFO sul fondo del Baltico, nella quale gli scopritori del misterioso oggetto hanno dovuto penare non poco per trovare i fondi e organizzare una missione esplorativa privata.
La posizione ufficiale dell’archeologia classica sembra essere quella di un sarcastico scetticismo, teso a ridicolizzare la scoperta di queste amenità. Eppure non è la prima volta che si scoprirebbe una piramide sottomarina.
Basti pensare alle piramidi di Yonaguni, Giappone, scoperte nel 1987, quando alcuni subacquei si immersero nelle acque a sud dell’isola per studiare la grande popolazione di squali martello che si radunano nella zona.
Fu il giapponese Kihachiro Aratake, nel corso di queste immersioni, che scoprì per caso quella che gli sembrò una struttura architettonica, una parte della quale è stretta tra due pilastri che si innalzano a otto metri dalla superficie. Nel suo insieme, le strutture rinvenute richiamano le piramidi egiziane.

Da allora molti sono gli scienziati che hanno studiato il fenomeno, malgrado la presenza di forti correnti oceaniche, che rendono proibitive le immersioni. I fondali marini contengono quelle che sembrano essere le rovine di una civiltà formatasi alla fine dell’era glaciale. Sono state rinvenute tracce di flora, fauna e stalattiti che si formano abitualmente solo in superficie.
La loro somiglianza con altri reperti del mondo antico ha portato qualcuno a teorizzare che potrebbero essere i resti di un’antica civiltà risalente a 10.000 anni fa. Altre analisi indicano che l’origine della struttura, che misura 120 m in lunghezza, 40 m in ampiezza e 20–25 m in altezza, possa risalire ad 8.000 anni fa.
Bisogna anche ricordare la piramide sommerse del lago Fuxian, in Cina, scoperta nel 2006 da Geng Wei, capo del dipartimento di ricerca di monumenti sottomarini del lago Fuxian a Yuxi e che già aveva scoperto una serie di edifici in questo lago: “Questa piramide è diversa da quelle che si trovano in Egitto dal momento che la sua sommità è piatta.
Questo genere di piramide piuttosto ricorda maggiormente gli edifici maya che hanno uno sorta di piattaforma anziche’ una punta”, affermo Wei al momento della scoperta.
Chiaramente, se la notizia della scoperta della piramide sul fondo del Triangolo delle Bermuda venisse ufficializzata, le conseguenze sarebbero enormi. Gli archeologi si troverebbero costretti a trovare una spiegazione logico-razionale alla presenza di una piramide di cristallo sul fondo del Mar dei Caraibi.
“Che diavolo ci fa una piramide in quel posto? Lì non ci dovrebbe essere nessuna piramide, anzi, non c’è nessuna piramide!”. Ovviamente, il passo successivo sarebbe quello di dover affrontare uno dei temi più scomodi per l’archeologia ufficiale: l’esistenza di Atlantide.
La Piramide dei Caraibi potrebbe essere la prova dell’esistenza di un antico continente sprofondato nell’oceano a seguito di un cataclisma di proporzioni globali?
E il fatto che ci sia una piramide, struttura presente in ogni sito archeologico del pianeta, potrebbe indicare che in passato, in un’era pre-cataclisma, esisteva una civiltà globale umana evoluta, andata poi perduta a causa di una qualche distruzione globale? Queste domande fanno venire il mal di testa agli archeologi classici.

E’ la piramide di cristallo a causare i fenomeni nel Triangolo?

Alcuni ricercatori hanno ipotizzato per anni che sul fondo del Triangolo delle Bermuda vi fosse una fonte di energia capace di interferire con le radiotrasmittenti e i radar.
Se la leggendaria Atlantide esisteva davvero, questa piramide potrebbe essere ciò che rimane di una potente macchina capace di produrre energia e che si trova ancora lì, intatta sul fondo dell’Oceano.
Tale macchina, essendo di forma piramidale, potrebbe essere il modello storico originale al quale le culture successive si sono ispirate più tardi in tutto il mondo.
La piramide è una costruzione scoperta in ogni angolo della Terra: Nord, Centro e Sud America, Est Europeo, Medioriente, Siberia, Cina settentrionale e centrale.
Qualcuno ipotizza che ce ne sia una anche sotto i ghiacci del Polo Sud, ma lo spessore del ghiaccio – oltre 1 chilometro – non permette nè conferme, nè smentite. Si può affermare che le piramidi planetarie sono l’indizio più evidente dell’esistenza dell’antico continente di Atlantide.
Sull’annoso problema dell’effettiva esistenza di Atlantide, Rich Hoffman, esploratore e ricercatore, consiglia di spolverare la storia dell’archeologo dilettante Heinrich Schliemann, l’uomo che trovò e scavò le famose rovine della città di Troia, nonostante gli storici pensavano fosse solo una leggenda.
I ricercatori affermano che questa incredibile macchina energetica potrebbe essere in grano di attrarre e raccogliere i raggi cosmici dal cosiddetto “campo di energia” o “vuoto quantistico”, e che potrebbe essere stata utilizzata come centrale energetica per la civiltà atlantidea (umani in pieno regola, solo più antichi di quanto crediamo!).

Un reperto archeologico della mitica Atlantide?

Forse la Piramide dei Caraibi non fa parte direttamente del centro di Atlantide, ma di una sua succursale decentrata. Il dott. Maxine Asher, direttore del Research Association Mediterraneo Antico a Los Angeles, in un intervista di qualche anni fa dichiarò di essere “convinto che Atlantide era una super-civiltà globale che esisteva tra il 10500 e il 10000 a.C. e che sia stata sopraffatta da una catastrofe globale, forse quella registrata nella Bibbia e conosciuta come il Diluvio Universale di Noè.
Se Atlantide è esistita, dunque, probabilmente è da collocarsi alla fine dell’ultima era glaciale. La storia del suo affondamento si riferisce a massicce inondazioni dovute ad un brusco innalzamento delle acque, innescato da uno scioglimento improvviso delle calotte polari.
Le ricerche dimostrano che il livello del mare si è innalzato di quasi 400 metri e nessuna tecnologia avanzata avrebbe potuto salvare Atlantide da un simile disastro.
Da questo punto di vista, il mistero delle Piramidi sul fondo del mare è risolto. Stiamo semplicemente prendendo atto dei risultati di un evento catastrofico che ha colpito la Terra migliaia di anni fa, generando un rialzamento del livello del mare che ha spazzato via molte civiltà. Gli abissi degli oceani restano la grande frontiera sconosciuta dell’esplorazione umana.
Ci troviamo in un momento storico nel quale la scienza conosce più la superficie della Luna che non le profondità degli Oceani, e forse esplorare le profondità dell’Oceano ci aiuterà ad esplorare meglio le profondità del grande mistero dell’Uomo.

da: http://www.attivo.tv/notizie/item/169-due-gigantesche-piramidi-fatte-di-cristallo-nei-fondali-del-triangolo-delle-bermuda.html#

domenica 5 ottobre 2014

Telepatia come negli ”X Men”? Esperimento di neuroscienziati sulla comunicazione tra cervelli

È possibile una comunicazione “cerebrale” diretta tra due individui molto distanti tra loro e impossibilitati a osservarsi l’un l’altro?

Una recente scoperta scientifica ci dice: sì, tutto questo è già possibile oggi.
Anzi, questo tipo di comunicazione non è una semplice comunicazione "tra cervelli", ma è una comunicazione tra menti coscienti: si può affermare dunque che è possibile comunicare “mentalmente”.
Alvaro Pascual-Leone docente di neurologia ad Harvard ha diretto l’equipe scientifica che ha condotto questa ricerca formata da psicologi, neurologi e ingegneri, alla quale ha partecipato il nostro Giulio Ruffini, fisico che si occupa di robotica e sviluppo di tecnologie per le neuroscienze. I risultati dello studio sono stati pubblicati dopo un processo di revisione e validazione il 


 Probabilmente non si tratta di vera e propria telepatia, poichè qui non vi è nulla di "paranormale", si tratta bensì della capacità umana di emettere, inviare e riconoscere, segnali che vanno molto al di là delle attitudini sino ad oggi attribuite al nostro cervello.
Il prof. Pascual-Leone, infatti, ha affermato: «Crediamo che questi esperimenti rappresentino un importante primo passo per esplorare la fattibilità di integrare o bypassare la comunicazione tradizionale basata sul linguaggio o sul non verbale».
o studio segue altri recenti esperimenti sulle interfacce uomo-uomo attraverso il cervello. Nel 2013 i ricercatori dell’Università di Washington riuscirono a far muovere il dito di un soggetto grazie alla stimolazione prodotta dal cervello di un altro individuo, posto a distanza dal primo. La prima comunicazione diretta tra due cervelli però fu dimostrata su una coppia di ratti dall’equipe del prof. Lebedev della Duke University, il quale ha collaborato anche a questo ultimo studio.


L'’importanza della ricerca attuale e la sua innovatività risiedono, invece, nel fatto che per la prima volta si sono messe in comunicazione diretta due menti umane utilizzando interfacce non invasive.
Inoltre i soggetti umani coinvolti nello studio eranocoscienti e quindi consapevoli delle proprie intenzioni, comunicate attraverso l’elaborazione di “pensieri” che essi inviavano coscientemente l’uno all’altro.
Le parole “ciao” e “hola” sono state “pensate” da un soggetto in India e ricevute e comprese dall’altro soggetto in Francia.
Questo è stato possibile attraverso una sofisticata strumentazione che ha consentito di decriptare il pensiero umano servendosi di elettroencefalogramma (EEG) e stimolazione magnetica transcranica (TMS) mediate da computer collegati in rete. Emittente e ricevente umani non hanno avvertito in alcun la presenza dell’interfaccia elettronica, ma sono stati semplicemente in grado di far parlare le loro “menti”.


Chissà cosa avrebbe detto Carl Gustav Jung che studiò da scienziato ma con le conoscenze della sua epoca fenomeni “non causali” come appunto la telepatia o alcune particolari coincidenze che chiamo “sincronicità”. Egli, infatti, collaborò con il premio Nobel per la fisica e padre della meccanica quantistica, l’austriaco Wolfgang Pauli, con il quale nel 1952 pubblicò il lavoro “sincronicità come principio di nessi tra eventi acausali”. La psicologia analitica junghiana ha da sempre cercato di fornire una spiegazione scientifica a questi avvenimenti o comunque di interpretarli come manifestazioni psichiche, senza mai dunque abbracciare ipotesi metafisiche.
In un futuro non remoto, sarà in conclusione possibile immaginare realisticamente che potremo contare su una nuova e più diretta forma di comunicazione tra individui e che i messaggi cervello-cervello potranno divenire molto comuni e anche a più basso costo. Tutto ciò, come ricordano anche gli autori della ricerca, avrà evidenti ricadute anche sociali e dovrebbe in ogni caso accompagnarsi a riflessioni di natura etica oltre che a un adeguamento della legislazione in materia di comunicazione a scenari probabilmente non più così lontani.
Fonti:

giovedì 25 luglio 2013

Buddhist Monk Who Died in 1927 is ALIVE


Moscow, Russia — “Exhumation of the body of Hambo Lama Itigelov took place September 10 th, 2002 on the territory of cemetery near the city of Ulan Ude (Russian Federation). He died and was buried in 1927 and the exhumation was performed in presence of relatives, officials, and specialists”.
This was the information that appeared in Russian mass media regarding Buryat Lama who was exhumed from the grave in the beginning of the 21 st century. The grave contained a wooden box and there was a sitting Buddhist lama in ‘lotus’ pose. His body was preserved as if it was mummified, however it was not. Soft muscles and skin, folding joints. The body was covered with silk clothes and fabric.


Hambo Lama Itigelov is a real person quite well known in Russian history. He studied in Anninsky Datsan (Buddhist university in Buryatia, nowadays there are ruins only) and obtained degrees in medicine and philosophy (on the nature of emptiness), he created an encyclopedia of pharmacology.
In 1911 Itigelov became a Hambo Lama (the head of Buddhist church in Russia). During the period from 1913 till 1917 he participated in social actions of the Tsar, being invited to 300-year anniversary of Romanov’s house, opened the first Buddhist temple in St. Petersburg, and Nikolai II gave him St. Stanislav award on 19 th of March, 1917.
During the First World War Itigelov created and inspired the organization called “Buryat brothers”. He was helping the army with money, meals, clothes, medicaments, he also built a set of hospitals with lama doctors helping wounded soldiers. For that he got St. Anna award and others.
In 1926 Itigelov advised the Buddhist monks to leave Russia, since ‘the red teaching was coming’ (Itigelov himself never left Russia). In 1927, being 75, he told lamas to begin meditation, since he said he was preparing to die. Lamas did not want to perform this meditation because Itigelov was still alive. Thus, Itigelov began to meditate by himself, lamas joined him and soon he died.
Ititgelov left a testament where he asked to bury him as he was, sitting in lotus pose in the cedar box on traditional cemetery. It was done. There was also a statement, where he asked other monks to exhume him after several years. (This is the exciting point – this means he knew that his body would be preserved).
This was done in 1955 and in 1973 by Buddhist monks but they were scared to tell everybody about this, since communist regime did not leave any space for religion in society. Only in 2002 the body was finally exhumed and transferred to Ivolginsky Datsan (a residence of today’s Hambo Lama) where it was closely examined by monks and, which is now more important, by scientists and pathologists.
The official statement was issued about the body – very well preserved, without any signs of decay, whole muscles and inner tissue, soft joints and skin. The interesting thing is that the body was never embalmed or mummified.
Two years passed. Itigelov’s body is now kept open air, in contact with other people, without any temperature or humidity regimes. How Itigelov keeps this condition, nobody knows.
While similar stories exist throughout the world, this is the ONLY WELL-DOCUMENTED and CONFIRMED CASE OF IMPERISHABLE BODY throughout the whole world. Embalming and mummifying is well known among different nations and peoples – Chili (Chinchora), Egypt mummies, Christian Saints, communist leaders and others. Some bodies were found in permafrost, however when they contacted with oxygen atmosphere they perished within several hours.
However, there are descriptions of such things in Buddhist texts, but there are no confirmed examples. Well, now there is.
For two years after the exhumation of Itigilov’s body it does not perish nor decay, no fungus, no negative things happen to it. Itigelov said before he died that he left a message to all peoples on Earth. This message contains no words. Now it is our turn to understand it.

sabato 23 febbraio 2013

Tatuaggi temporanei elettronici per la telepatia e telecinesi


Tatuaggi temporanei elettronici potrebbero presto aiutare le persone a far volare droni con il solo pensiero e parlare telepaticamente senza parlare o mandare sms con gli smartphone.

Tatuaggi temporanei elettronici per la telepatia e telecinesiL’Ingegnere elettronico Todd Coleman che lavora presso l’Università della California a San Diego sta approntando i mezzi non invasivi per il controllo delle macchine tramite la mente e questo tipo di tecnica potrà essere utilizzata da tutti.
L’input di comando alla macchina potrà essere dato attraverso l’impulso elettrico del cervello e tutto ciò non è più roba da fantascienza. Negli ultimi anni, gli impianti cerebrali hanno permesso alle persone di controllare sistemi robotici utilizzando solo le loro menti, sollevando la prospettiva che un giorno i pazienti potevano superare la loro disabilità attraverso arti bionici o esoscheletri meccanici.
Ma gli impianti cerebrali sono tecnologie invasive, probabilmente di utilizzare solo per persone che hanno bisogno di intervento medico. Invece, Coleman e il suo team stanno sviluppando dei tatuaggi flessibile che si possono applicare sulla fronte, proprio come tatuaggi temporanei, in grado di leggere l’attività cerebrale.
“Vogliamo qualcosa che possiamo utilizzare nel negozio di caffè per divertirci”, dice Coleman.
I dispositivi sono inferiori a 100 micron di spessore, il diametro medio di un capello umano. Si tratta di circuiti integrati in uno strato gommoso di poliestere, che consentono di essere allungati, di piegarsi con facilità anche in presenza delle rughe. Sono appena visibili, quando sono immessi sulla pelle questi sono facili da nascondere agli altri.
I dispositivi sono in grado di rilevare i segnali elettrici connessi con le onde cerebrali, e di integrare le celle solari per l’alimentazione, poi ci sono le antenne che permettono di comunicare in modalità wireless o ricevere energia. Altri elementi di questo tipo,  possono essere aggiunti anche come sensori termici per monitorare la temperatura della pelle e fungere da rivelatori di luce per analizzare i livelli di ossigeno nel sangue.
Utilizzando i tatuaggi elettronici, Coleman e i suoi colleghi hanno trovato il modo di rilevare i segnali del cervello che riflettono stati mentali, quali il riconoscimento delle immagini familiari. Una applicazione che stiamo facendo adesso è il monitoraggio dei bambini prematuri, per rilevare l’insorgenza di crisi convulsive che possono portare a problemi di sviluppo del cervello o epilessia. I dispositivi sono stanno per essere introdotti nell’ambito della sanità digitale, per i dispositivi medici e prodotti industriali e della difesa. Questi saranno presto commercializzabili.
Questi dispositivi possono anche essere messi su altre parti del corpo, come la gola. Quando la gente pensa di parlare, i loro muscoli della gola possono muoversi, anche se non parlano, un fenomeno noto come subvocalizatione. Tatuaggi elettronici immessi sul collo potrebbe pertanto comportarsi come microfoni subvocali attraverso cui le persone possono comunicare in silenzio e senza fili.
“Abbiamo dimostrato che i nostri sensori sono in grado di ricevere i segnali elettrici dei movimenti muscolari alla gola in modo che le persone possono comunicare solo con il pensiero,” – dichiara Coleman. Tatuaggi elettronici posti sopra la gola potrebbe anche raccogliere i segnali che avrebbero aiuta gli smartphone con il riconoscimento vocale.


martedì 5 febbraio 2013

Luci di Hessdalen: fenomeno naturale o paranormale?

Da quasi un secolo, un curioso fenomeno luminoso è protagonista dei cieli di una piccola valle della Norvegia. Fin dal primo avvistamento, scienziati e volontari hanno osservato le cosiddette “Luci di Hessdalen”, ma nonostante approfonditi studi non è ancora stato possibile fornire una spiegazione convincente. Fra le tante, non è esclusa l'ipotesi del paranormale.


In Norvegia, a centinaia di chilometri a nord di Oslo, si trova Hessdalen, una piccola valle della lunghezza di 15 chilometri, popolata da circa 150 persone. Questo luogo è protagonista di unmisterioso fenomeno luminoso a cui, dopo quasi un secolo, gli scienziati stanno ancora tentando di dare una spiegazione logica.
La prima testimonianza ufficiale della comparsa di queste luci nel cielo risale al 1940, ma sono giunte voci che confermano avvistamenti fin dagli inizi del Novecento. La principale caratteristica della luce di Hessdalen è la brillante sfumatura bianca, gialla, o verde. Solitamente mantiene una posizione fissa nel cielo, ma talvolta aleggia sopra al suolo.
Fin dai primi avvistamenti, che hanno cominciato a destare preoccupazione negli abitanti intorno agli anni Ottanta, dei volontari hanno iniziato a monitorare il fenomeno. Ne è risultato che numerose centinaia di luci sono comparse nei cieli di Hessdalen, con un picco di ben 20 segnalazioni in una sola settimana.

Nell’estate del 1983, il professore Erling Strand fondò il Progetto Hessdalen, volto allo studio di fenomeni aerei non identificati (UAP) ed oggetti volanti non identificati (UFO). Nel corso dell’investigazione sul campo, che diresse l’anno seguente, vennero avvistate 53 luci. I risultati di questa ricerca vennero discussi nel 1994, al Primo Congresso Internazionale sul fenomeno di Hessdalen.
Il dibattito nato in seno al Congresso lasciò intuire che questo fenomeno potrebbe dare origine a nuovi concetti da studiare all’interno della fisica. In seguito, l’Università di Østfol in Norvegia ed il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) in Italia suggellarono una collaborazione per approfondire le ricerche, utilizzando anche macchinari più sofisticati. Oggi la frequenza di questo fenomeno sta registrando un forte calo, addirittura sembra che il numero massimo di avvistamenti all’ anno non superi la ventina.
Fra le tante teorie che tentano di fornire una spiegazione, c’è chi ritiene che le luci siano il risultato di un processo di combustione nell’ aria che coinvolge nuvole di polvere ricche di scandio, un elemento chimico talvolta utilizzato per la costruzione di lampade, che si sarebbe accumulato sul suolo della valle.
Più interessante, invece, è la teoria del paranormale nata in seguito alle testimonianze di abitanti e turisti che ritengono d’aver visto la silhouette di un oggetto a formale ovale all’interno della luce. Altri invece affermano di aver avvertito la presenza di qualcosa che li osservava e, volgendo gli occhi al cielo, hanno scorto a mezz’ aria un oggetto con due luci brillanti, che dopo poco è scomparso nel nulla.
È dunque possibile che le enigmatiche luci di Hessdalen siano in realtà degli UFO? Il mistero non è ancora stato svelato.

domenica 22 luglio 2012

La leggenda di Bianca Malaspina, uccisa nel castello di Fosdinovo

Quella che si credeva essere solo una triste leggenda avrebbe trovato riscontri nella realtà col ritrovamento di alcune ossa



Fosdinovo, terra di confine tra Toscana e Liguria, vanta un magnifico castello abbarbicato sulla roccia regno da secoli della famiglia Malaspina. Proprio al Castello di Fosdinovo, qualche anno fa, sono state ritrovate i resti di ossa che si sono rivelate appartenere a un essere umano, probabilmente una donna, e a due animali di specie diversa.

Questa scoperta ha delle strane coincidenze con quella che a Fosdinovo credevano fosse soltanto una leggenda: la storia di Bianca Maria Aloisia.

Vissuta a metà del XIII secolo, Bianca è una giovane Malaspina che, noncurante del suo blasone, s’innamora dello stalliere del castello. L'amore dei due giovani è fatto di incontri clandestini, ma si rivela profondo e sincero.  

Immaginate la loro reazione quando il padre, potente signore di Fosdinovo, annuncia a Bianca che è stata promessa in sposa a un cavaliere dei dintorni.
La ragazza si oppone con tutte le sue forze e dichiara amore eterno allo stalliere, ma il padre non può accettare un tale disonore e la fa rinchiudere a vita monastica nel vicino convento.

Al convento la ragazza continua ad avere appuntamenti clandestini con lo stalliere e, secondo una versione della vicenda, in uno di questi rimane incinta. Un'altra versione dice semplicemente che si rifiuta di prendere i voti.
In ogni caso, è allontanata dal convento e rispedita al castello



Bianca è diventata lo scandalo sulla bocca di tutti: nobili e popolani non fanno altro che parlare di lei. La famiglia Malaspina, ferita nell'orgoglio, decide di mettere a tacere la questione nel modo più crudele.

Il giovane stalliere è ucciso tra mille tormenti e a Bianca non va meglio.
Trascinata nelle segrete del castello, è torturata con ferri arroventati e macchine diaboliche che le torcono gli arti. Le viene chiesto di pentirsi e di accettare la clausura, ma la giovane allo stremo delle forze mantiene ferma la sua volontà e non rinnega il suo amore.

Accecato dall'odio, il padre la condanna infine alla peggiore delle pene.
Alcune guardie la rimettono in piedi e la costringono a camminare per lunghi corridoi fino a una piccola stanza buia. Lì legano la ragazza con una catena che le permette di fare solo qualche passo e, mattone su mattone, la murano viva.

Bianca morirà nel buio dei sotterranei, ma non da sola.
Con lei il padre rinchiude un cinghiale, simbolo della ribellione alle regole della famiglia, e un cane, simbolo del suo amore fedele.



Sembrerebbe solo una leggenda di morte e umana barbarità, ma allora a chi appartengono quei resti ritrovati nel castello? Quelle ossa umane miste a ossa animali sono solo una coincidenza?

E c'è dell'altro, un particolare inquietante visibile a tutti.
Sul soffito di una delle tante sale del maniero dei Malaspina, esattamente nella sala del trono si può vedere una macchia bianca di umidità che ha le sembianze di un volto di donna avvolta da altre due macchie nere che a ben guardare mostrano un cane e un cinghiale.

La copertina del DVD Mystery TuscanyAppena sotto queste un'altra macchia ancora: quella di una corona di re.
Un'altra coincidenza?
Un'illusione ottica?

Andate al castello Malaspina, camminate per i corridoi, salite e scendete le infinite scale, respirate l'aria che a stento entra da finestre minute e giudicate voi stessi.

sabato 19 maggio 2012

Ghost Hunting alla Rocca dei Borgia di Nepi. Una giornata dedicata al Paranormale

Domenica 20 maggio a Nepi (Viterbo) avrà luogo uno stage per “Ghost Hunter”.
Una giornata dedicata al paranormale, per verificare l’esistenza attraverso metologie scientifiche della presenza di fantasmi nella Rocca dei Borgia.
Nel corso degli anni, alcune foto scattate da turisti, hanno mostrato delle forme particolari, come ad esempio nebbie in sottofondo (rispetto allo scatto in primo piano) rappresentanti figure umane.
Le prime foto che hanno mostrato un simile fenomeno furono scattate da alcuni studenti in architettura nel corso della preparazione della loro tesi.
Fantasmi nella Rocca dei Borgia dunque?
Per fugare ogni dubbio domenica 20 maggio saranno effettuate delle rivelazioni tecnico scientifiche per verificare la sussistenza di qualche fondamento e spiegazione logico scientifica al fenomeno.
Lo stage, tenuto dal team “Hunterbrothers”, inizierà la mattina (ore 9.00 – 13,00)  presso la Sala Nobile del Palazzo Comunale di Nepi  e proseguirà nelle ore pomeridiane (ore 14,30 -17,00) con dimostrazioni pratiche che saranno svolte all’interno del Forte dei Borgia di Nepi.

mercoledì 22 febbraio 2012

Straordinaria scoperta in Bosnia: una fascio di energia fuoriesce dalla "Piramide del sole"


Un team di fisici ha rilevato un fascio di energia che fuoriesce dalla parte superiore della piramide bosniaca denominata "Piramide del sole"L'antica struttura è situata nei pressi di Sarajevo e fa parte di un complesso collinare naturale di aspetto piramidale che si suppone sia di costruzione umana risalente addirittura a 12.000 anni fa. Sono cinque le strutture principali, conosciute come: la Piramide del Sole; della Luna; della Terra; del Dragone; e dell'Amore. Il raggio del fascio è di circa 4,5 metri con una frequenza di 28 kHz. Il flusso energetico è continuo e la sua forza cresce man mano ci si sposta verso l'alto, allontanandosi dalla parte superiore della piramide. 
Dagli esperimenti compiuti, pare proprio che un'antica civiltà a noi sconosciuta, abbia voluto realizzare queste imponenti opere al fine di utilizzarle come una sorta di "macchina energetica"con tutta probabilità, al pari delle piramidi esistenti in altri punti del globo. Quelle bosniache sono le prime piramidi scoperte in Europa. Il sito comprende la struttura a piramide più grande del mondo: la Piramide del Sole, con la sua altezza di oltre 220 metri, risulta essere più imponente della Grande Piramide d'Egitto (147 metri). La Piramide bosniaca del Sole ha, secondo l'Istituto Geodetico, l'orientamento più preciso verso il nord cosmico con l'errore di 0 gradi, 0 minuti e 12 secondi. Un'esattezza incredibile, se dovesse trattarsi puramente di una casualità del tutto naturale. La Piramide del Sole è completamente coperta da blocchi di cemento rettangolari. Le proprietà del calcestruzzo utilizzato, di estrema durezza e basso assorbimento d'acqua, sono, secondo le istituzioni scientifiche di Bosnia, Italia e Francia, di gran lunga superiore a quelle dei materiali in uso oggigiorno.

Le piramidi del sito sono coperte dal terreno. La datazione al radiocarbonio della terrazza pavimentata sulla Piramide della Luna, effettuata dai fisici dell'Istituto di Tecnologia della Slesia a Gliwice (Polonia), ha confermato che la struttura è stata costruita 10.350 anni fa (+ / - 50 anni). Ora si tratta di trovare la conferma che le piramidi bosniache siano anche le più antiche piramidi conosciute del pianeta. Sotto la "Valle bosniaca delle Piramidi" c'è un ampio tunnel della metropolitana. Nel labirinto sotterraneo, nel 2010, sono state scoperte tre camere e un piccolo lago blu. Inoltre un rilevamento elettromagnetico mostra che il livello di ionizzazione è 43 volte superiore alla concentrazione media all'esterno, il che rende i sotterranei pressoché una "camera di guarigione", un luogo ideale per il ringiovanimento del corpo e la rigenerazione.

lunedì 6 febbraio 2012

Il paranormale di Richard Wiseman





Insomma, esiste o non esiste? Esistono individui in grado di vedere in là nel futuro, di influenzare la materia con la forza del pensiero, di comunicare da mente a mente, di comunicare con l’aldilà? Ci sono persone che hanno avuto esperienze extracorporee? Che hanno gettato uno sguardo oltre il velo, in prossimità della morte, dando un’occhiata nell’aldilà? Esistono, in sostanza, capacità del nostro corpo e del nostro cervello in grado di sfidare le attuali leggi della fisica? Del mondo così come lo conosciamo?
A tutte queste domande Richard Wiseman  risponde un secco e deciso “no!”. Non dice “forse”, “magari”, “probabilmente”. Non è possibilista riguardo a forze e manifestazioni che lo spiritismo, la ricerca psichica e infine la parapsicologia studiano da oltre un secolo. Per non parlare di tutta la tradizione precedente relativa alla visione dei fantasmi. Agli eventi sovrannaturali. Alle apparizioni. Alle case infestate. Alla capacità di divinare il futuro. Di comunicare o vedere a distanza. Di tutti quei personaggi che nella storia umana sono stati individuati come sciamani, maghi, divinatori, veggenti, medium, sensitivi, guaritori, paragnosti. Per non entrare nella sfera del misticismo, della religione e dei miracoli.
Di tutta quella sterminata mole di avvenimenti, racconti, testimonianze che la parapsicologia ha raccolto, catalogato, archiviato come presunta dimostrazione che i fenomeni paranormali sono reali. E meritano di essere studiati. Anche in laboratorio, se possibile. Magari con la stessa metodologia sperimentale utilizzata da tutti gli altri settori della scienza. Usando apparecchiature, metodi standardizzati, statistica, ripetibilità. Anziché i metodi osservazionali e le semplici, per quanto affidabili, testimonianze del passato. Qualcuno ci ha provato a dimostrare il paranormale con metodi e su pubblicazioni scientifiche, anche di recente. Ad esempio, Daryl J. Bempsicologo sociale della Cornell University che sul Journal of Personality and Social Psychology ha pubblicato i risultati di una ricerca volta a chiedersi se il futuro possa influenzare il presente (Feeling the Future: Experimental Evidence for Anomalous Retroactive Influences on Cognition and Affect). La sperimentazione con mille soggetti che dovevano interagire con un programma computerizzato generatore di eventi casuali, è stata molto criticata, addirittura dileggiata, ancora prima della sua pubblicazione su una rivista considerata quantomeno di buona reputazione scientifica nell’ambiente psicologico.
E’ una storia che si ripete da decenni e decenni, attraversando tutto il secolo scorso, ormai. Da una parte i credenti nel paranormale, compreso qualche scienziato di chiara fama come Bem. Sempre meno, a dire il vero. Dall’altra una schiera di miscredenti, scettici, diffidenti rispetto a tutto ciò che pretende di avere l’aura di “paranormale”. Proprio a questo tema esce ora in italiano il nuovo libro di Richard Wiseman. Questa volta un titolo secco, deciso, e altrettanto il sottotitolo: Paranormale. Perché vediamo quello che non c’è (Ponte alle Grazie). Con lo stile limpido, scorrevole, ridanciano, simpatico, a volte un tantino caustico, ma sempre supportato da solida letteratura scientifica, a cui ci ha abituati, in sette capitoli, una introduzione, un intervallo, una conclusione e un kit istantaneo del supereroe, Wiseman smonta tutta la massa di letteratura prodotta dalla parapsicologia in oltre un secolo. In più, ci insegna come dissimulare presunte facoltà paranormali per impressionare e buggerare il nostro prossimo.
I temi? Chiaroveggenza, esperienze extracorporee, la mente sulla materia, parlare con i morti, a caccia di fantasmi, il controllo della mente, le profezie. In mezzo, un personaggio leggendario della ricerca psichica, scandagliato dal metodo Wiseman: Harry Price, il “cacciatore di fantasmi”.  «Negli ultimi 20 anni, mi sono immerso nel paranormale – ha raccontato Wiseman in occasione dell’uscita del suo libro sul paranormale in inglese – il mondo strano in cui le persone affermano di poter prevedere il futuro, evocare spiriti e spostare gli oggetti con la mente. Ho testato telepati, ha trascorso notti insonni in castelli infestati e anche tentato di parlare con i morti. Ogni volta la storia è la stessa: l’evidenza aneddotica sembra impressionante a prima vista, ma una volta che il fenomeno è oggetto di un esame scientifico svanisce nel nulla. Quindi studiare il paranormale è una perdita di tempo? Niente affatto. Allo stesso modo con cui il programma spaziale ha prodotto la tecnologia che ha trasformato le nostre vite, così esplorare avvenimenti soprannaturali produce notevoli intuizioni nei nostri cervelli, rispetto a credenze e comportamenti di ogni giorno».
Si tratta in questo caso di un libro che, in tema di fenomeni paranormali e relativi studi, non dice nulla di nuovo, per chi ha frequentato un po’ l’argomento. Sia da convinto assertore del paranormale che da detrattore. Nulla che non sia stato detto e ridetto in tutte le salse, ad esempio, dall’italianissimo Cicap.
Anche se Wiseman lo fa in maniera divertente e scorrevole, Paranormale risulta alla fine un libro semplicistico. Forte della sua esperienza, anche pratica, di illusionista e mago professionista, oltre che di psicologo universitario e ricercatore, Wiseman liquida tutto il campo come frutto di illusioni, false percezioni, imbrogli, fantasie e credenze popolari. Per Wiseman il paranormale non esiste e questo libro, per dirla con le parole del biologo evoluzionista e divulgatore scientifico Richard Dawkins, “spazza via la nebbia sensitiva mostrandoci la luce della ragione”. Buon per loro. Fa sempre piacere conoscere qualcuno graniticamente convinto delle proprie opinioni. Che non sospetta, neppure lontanamente, che certe “ragioni” possano anch’esse risultare molto simili alle superstizioni.
Le parti più interessanti del testo sono quelle in cui Wiseman prende spunto dalla propensione umana a confondersi, illudersi, scambiare una cosa per l’altra, credere a dispetto dell’evidenza, seguire santoni e guru anche se conducono  alla rovina morale, pratica e pure fisica (vedi il capitolo in cui parla del controllo mentale e del suicidio collettivo della setta del Tempio del popolo), per parlare alla fine di fenomeni psicologici distorti, abnormi o aberranti. Per trattare di come si costruiscono convinzioni, fedi, false credenze, cecità al cambiamento, conformismo. Insomma, Paranormale è un ulteriore gioco di prestigio del mago Wiseman per impartirci una divertente lezione su come funziona, malfunziona e sbrocca la mente umana. E relativi comportamenti. Nulla di più e nulla di meno. Il paranormale è solo un pretesto.